sabato 31 dicembre 2011

Recap 2011_ Qualcosa è cambiato... o forse no?

Marzo 2011

Dicembre 2011

Finito l'anno è bene fare il punto della situazione, per vedere se si è andati avanti, se si è rimasti fermi o se si è addirittura andati indietro.
Circa dodici mesi fa non piegavo un ginocchio, sono stato fuori da ogni gara sino a fine marzo, dove ho lottato ai Campionati Italiani di Grappling FIGMMA in classe C. Giocando guardia ho vinto due match, perdendo la finale che avevo già vinto alla monetina con la geniale intuizione di chiamare guardia (azione che assegna un punto all'avversario, decisamente da evitare al golden score). Argento.
La settimana dopo ho debuttato al Torino Challenge, sicuro che in fondo un torneo di bjj fosse come uno di grappling con addosso un kimono. Grosso errore, perso al primo turno ai punti.
In aprile ho lottato all'Open di Roma, di nuovo bjj, già meno spavaldo ho di nuovo sofferto la guardia avversaria e pur infilando una sequela di attacchi ho comunque perso di nuovo ai punti al primo turno.
Di nuovo infortunato, fermo fino a giugno, i primi giorni di luglio un po' per follia un per voglia di provare partecipo ad un torneo di mma preparato in una settimana, e vincendo due incontri.
Da fine luglio sono in Thailandia, un viaggio a metà tra l'allenamento e lo spirituale entrando a stretto contatto con le credenze religiose buddhiste locali. Mi alleno in cinque palestre: Golden glory, Sidyodtong, Chanatang, Lanna Boxing, Sinbi Muay Thai. Al Sinbi Muay Thai in particolare la mia tecnica fa un balzo da giganti in una sola settimana, lavoro benissimo su tutti gli aspetti della nobile Arte dei Re.
Ad ottobre non vedo l'ora di riprendere le gare ma inizia la stagione buia, Livorno Challenge, grappling classe C do una prestazione decisamente sottotono sottovalutando gli avversari, e mancando il podio per la prima volta in una copetizione nogi. Dopo mi cimento nuovamente in un match amatoriale di MMA, in una bella serata nella mia Bologna, e con una performance, di nuovo sottotono riesco a impormi e vincere ai punti, pur sapendo di poter fare molto meglio.
A novembre Milano Challenge, deciso ad abbandonare le competizioni di bjj in caso di sconfitta al primo turno, lotto in maniera poco intelligente al primo turno vincendo comunque ai punti, finalizzo al secondo turno con un attacco molto coreografico, e perdo per un errore di valutazione il terzo match che stavo conducendo. Di nuovo lontano dal podio ma finalmente soddisfatto per aver fatto una buona gara.
Infine a dicembre la Coppa Italia di Grappling FIGMMA, sicuramente la gara che disputo meglio nell'intero anno, purtroppo perdendo la finale. Argento.

Soppesando i pro e i contro: sono andato avanti nello sport. Non particolarmente come risultati ma come rendimento nei singoli incontri. Ho migliorato molto la mia lotta in piedi e la mia guardia. Non ho vinto nulla di significativo, ma infortuni premettendo ho combattuto ogni volta che me ne è stata data l'opportunità. Ho accettato ogni sfida, e maturato in un anno molta esperienza. Naturalmente questo significa anche perdere, combattere non al top della forma e avere a che fare con infortuni e delusioni. Ma fa parte dello sport e sono tutte esperienze che mi hanno aiutato a crescere. Il fatto che abbia sconfitto alcuni avversari che in passato mi avevano battuto penso testimoni il fatto che abbia imparato dai miei errori.
L'arrivo del 2012 mi impone di dover affrontare un salto nel buio, a livello tecnico e fisico. Voglio diventare competitivo in ogni aspetto e ad ogni livello e per farlo c'è ancora molto da lavorare, ma sono sicuro di esseri circondato delle persone giuste per farlo.
Il 2012 sarà l'anno del Drago. Io sono il Drago: il 2012 sarà il mio anno.

sabato 24 dicembre 2011

La Carpa Koi



La leggenda della Carpa Koi affonda le sue radici in un antico mito cinese, secondo il quale la comune carpa
fosse in grado, non solo di resistere, ma anche di risalire la corrente del fiume Giallo, e una volta completata l'impresa di risalire tutto il fiume sino alla fonte, l'umile carpa si sarebbe trasformata in un magnifico Dragone.
Nella più apia tradizione buddhista la Carpa è simbolo di coraggio, l'uomo che naviga controcorrente nel fiume della sofferenza sino a divenirne libero.
Per i giapponesi la carpa è diventata quindi un simbolo di coraggio, pazienza e perseveranza. Per estensione è vista anche come simbolo di buon auspicio e di buona fortuna in senso lato, la Carpa Koi è associata alla prosperità ventura.

L'uomo è uno dei più grandi animali che popolino questa terra. Capace di fare tanto nel bene quanto nel male. L'umanità, è composta da un minimo numero di individui straordinari, dei draghi, che al agiscono in un senso o nell'altro, e sono capaci al massimo di imprese straordinarie. Poi, molto più numerosi, vengono anche gli altri uomini, quelli tarati su valori più "umani", le carpe. Non è vero che le carpe siano incapaci di incredibili slanci, hanno solo bisogno di molta più rincorsa. Ogni essere su questa terra al suo interno possiede una scintilla, in alcuni alla nascita è già un fuoco ardente, in altri solo un piccolo lume, ma è presente in ognuno di noi. Alcuni sono draghi che volano su alti orizzonti, altri sono carpe che prima di volare devono risalire un intero fiume.
Iniziate a risalire il vostro fiume oggi.

mercoledì 14 dicembre 2011

IV Coppa Italia di Grappling

Per riassumere questa Coppa Italia si potrebbe usare una sola espressione: pioggia di medaglie.
E' stato l'ultimo torneo della stagione, e nonostante fosse una gara davvero impegnativa l'ho vissuta come una gita di piacere. Eravamo io, Martina, Gianluca, Monica, Simone, Gabriele, Lorenzo, Damiano e siamo stati poi raggiunti da Hayabusa. Con una compagnia del genere ci si può solo divertire. Il viaggio è stato piuttosto lungo, siamo partiti la sera prima in modo da essere freschi al mattino e sopratutto di poter fare il peso. Un plauso d'obbligo va a Simo, Gianlu, Jigo, Gabri e Bulfo, che sono stati estremamente ligi nel fare il peso per assicurarsi la categoria di peso in cui avrebbero reso di più.


 Io che sinceramente non so se sarei riuscito ad arrivare a 75 kg sono stato più negligente e ho lottato negli 80 kg, sebbene al peso non fossi particolarmente in forma rispetto ad altri lottatori.
Dopo il rituale della bilancia ci siamo sfondati di cibo, due pizze, un panino e un piatto di pasta a testa, il tutto seguito dal dolce. Considerando che alcuni erano andati avanti a miele e pocket coffee nei giorni precedenti, arrivando anche a togliere l'acqua si può dire che si è semplicemente tornati in pari.
Abbiamo poi trascorso la notte in una struttura a dir poco inquietante, a me ricordava molto Arkham Asilum, il manicomio criminale di Batman... Enormi sale (vuote tra l'altro) addobbate con quadri chiaramente dipinti da un pazzo. Al mattino svegliarsi con ancora reni e fegato al loro posto è stato piuttosto consolante, ci siamo nuovamente sfondati di cibo alla colazione e siamo dunque andati al palazzetto.
Il Palafijlkam. Non smetterò mai di dirlo, è il tempio della Lotta Italiana. Un posto quasi magico. Un palazzetto interamente dedicato alla lotta, enormi spalti circondano 4 tappeti da lotta regolamentari dotati di monitor segna punti. Trovarsi li per lottare, assieme a centinaia di altre persone animate dallo stesso proposito è un esperienza già di per sè straordinaria.
I tempi di gara procedono in modo celere, molto più celere del solito, nonostante gli iscritti superino i 300.
Ragazzini, Adulti divisi in serie D, C, B, A e infine Veterani, lottatori che passati i 35 anni continuano a gareggiare, e ovviamente le divisioni femminili, in costante crescita.
Qualche parola su ogni membro della spedizione.

Lorenzo 'Bilboa' Bulfone, III classificato, 65 kg classe D. Gara di esordio per Bulfo, lotta bene, porta a terra e stabilisce il vantaggio, ma fa una cazzata e regala un punto all'avversario in un match che avrebbe già vinto. Pur avendo perso mantiene la mentalità da gara, non si abbatte e vince agevolmente il secondo incontro, potendo così salire sul podio. Per me questa è la cosa più importante, Bulfo ha davvero tanto cuore.
Io e bulfo ci siamo allenati molto assieme, anche nelle mma, sono davvero contento che sia giunto il primo riconoscimento di questo impegno sotto forma di medaglia di bronzo, così come sono sicuro che ce ne saranno molte altre nel futuro.


Gabriele Parrilla, III classificato, 65 kg classe C. Gabri 'certezza' Parrilla è il secondo a lottare, mi perdo la prima lotta perchè sono all'angolo delle donne, la seconda arrivo a metà e la guardo di sfuggita, chi mai potrebbe mettere Gabri in difficoltà a 65 kg? invece il match è molto combatutto, e caratterizzato da continui ribaltoni, l'avversario di Gabri è un grecoromanista quindi esperto nel non stare con le spalle a terra, e il match è un susseguirsi di ribaltamenti. Termina 10 a 8 per il suo avversario ed è stato forse uno dei match più intensi del torneo. Personalmente ritengo Gabri uno dei lottatori più forti e precisi con cui mi alleno. Ero quasi certo che sarebbe tornato con un oro al collo, ma il futuro mi darà ragione.


Damiano 'Jigo' Pasi I classificato, 70 kg classe C. Jigo in gara è un mostro, si mangia letterlamente due avversari e vince la finale ocntro il bravo Federico Moni, l'amico di Rimini già vincitore del torneo a Livorno. A 70 kg Jigo  davvero una potenza, un mix di forza ed elasiticità. Ha fatto una gara molto pulita non c'è davvero altro da dire, una promessa per il grappling italiano.




Davide 'Hayabusa' Candeloro 75 kg classe C. Il falco pellegrino la settimana prima del torneo mi aveva dato una sonora mazzata in allenamento, mostrandosi forte e reattivo, purtroppo in gara passa il primo turno, vince il secondo match ma viene fermato al terzo, non riuscendo così a guadagnarsi il podio. Hayabusa è un altro grande acquisto e sono sicuro a breve si prenderà la rivincita.

Hayabusa e un bruttissimo Bulfo

Francesco 'Kairon' Ellia II classificato 80 kg classe C. ovvero io. Nel tabellone leggo alcuni nomi conosciuti, in particolare due lottatori che mi hanno già battuto in passato. Al primo match parto fuori gara, sono lento e poco reattivo, lascio l'iniziativa al mio avversario, poi però mi ricordo che le sfide più interessanti sono le prossime e devo assolutamente passare il turno. Porto a terra, passo la guardia, prendo laterale, prendo monta, prendo schiena e totalizzo 10 punti, essendo 10 a 0 l'arbitro ferma l'incontro e mi assegna la vittoria per superiorità tecnica. Al secondo turno come previsto mi trovo davanti l'amico Lorenzo Volponi, ci siamo conosciuti un anno fa proprio in Coppa Italia, dove nella finale mi costrinse alla resa con un triangolo. Lorenzo mi sorprende con un triangolo saltato quasi subito, cado nella sua pericolosa guardia e inizia a lavorare per chiudere il triangolo. Difendo e lui passa in armbar, difendo e lui torna sul triangolo. Continuiamo questo balletto per un periodo che a me sembra eterno, finchè il suo triangolo è serrato attorno al mio collo e sento l'ossigeno che se ne va, mentre il mondo inizia a spegnersi, il braccio da solo si muove, preparandosi a battere. Però ero certo che in finale sarebbe arrivato anche il ragazzo che mi aveva battuto a Livorno, e non potevo perdermi l'occasione di avere la rivincita. Ritraggo subito il braccio, faccio segno con l'altra mano di non volermi arrendere e con un uscita poco ortodossa e piuttosto agricola riesco a uscire dal triangolo e passare la guardia al mio avversario. Sono passati solo due minuti e ho quasi finito le forze, ma essendo ora invantaggio ai punti so che giocandomela sul tempo avrei vinto. Il mio avversario di nuovo si affida alla sua potente guardia e mi mette indifficoltà, ma continuo a difendere, sul finale riesco a passare la guardia e a trovarmi in laterale. Finisce il tempo che siamo 6 a 2 per me. Faccio i miei complimenti ad un avversario sempre pericoloso e mi preparo alla finale. Come previsto mi trovo davanti Luca Manari, altro ormai buon amico, vincitore di Livorno e Milano si è subito imposto come il lottatore migliore di questa categoria. Al via so che ho due alternative, o lottare nel suo territorio o giocare il tutto per tutto e chiamare guardia. Improvvisamente mi fido più del mio Judo che della mia guardia, e lo affronto in piedi, nel suo territorio. Riesco a difendere le sue entrate basse, anche grazie a Simo che dall'angolo legge bene l'incontro. Ad un certo punto riesco a prendere sul tempo un entrata e portare a terra, ma non stabilizzo e non faccio dunque punto. Quando mi trovo sotto, impedisco a mia volta di stabilizzare e con una girata di libera, colpo che ho appreso da raspa, riporto l'azione in piedi. Ora so che posso farcela, mi faccio più aggressivo ma lui difende i miei attacchi. Alla fine negli ultimi 20 secondi cedo ad una sua entrata e mi trovo schiena a terra, perdendo quindi l'incontro 1 a 0 (o forse 3-0, nel caso in cui mi fosse passato in laterale, sinceramente non ricordo).


Pur avendo perso sono stato contento di questa lotta perchè ho imparato molto. Prima di tutto, fisicamente non sono ancora al livello degli 80 kg d'elitè. Poi, la mia lotta in piedi, è meglio di quanto io creda, e lavorandoci molto può diventare pericolosa. Infine, ho gestito l'incontro molto meglio di quanto feci a Livorno, e non c'è alcun disonore nel perdere dai migliori. Spero sinceramente di poter riaffrontare Luca quanto prima perchè è un avversario davvero abile e corretto, il genere di lottatore che si affronta volentieri.


Monica 'Fusca' Fuschini II classificata 60 kg classe unica D, l'organizzazione accorpa classe D e C in un unico girone, Monica a mio avviso si spegne durante il primo match, è una lottatrice poco fisica ma molto tecnica e nel primo incontro è troppo passiva rispetto ai suoi standard. Fortunatamente si è trattato solo di un incidente di percorso, al secondo match recuperà la sua solita lucidità e riesce a portare a casa una medaglia d'argento, grazie alle regole del girone all'italiana.


Martina 'Kodokan' Baraccani I classificata 75 kg classe unica D, come Monica la Marti viene iscritta d'ufficio in classe D, gioca letteralmente con entrambe le avversarie finalizzato in fretta la prima e decidendo di arrivare ai punti con la seconda. Un altro torneo vinto dopo appena un mese di allenamento e alla prima esperienza senza kimono. Il tutto lottando in una categoria in cui regalava 8 kg alle avversarie, non avendo voglia di perdere 2 kg (!) per lottare in una categoria più semplice. Senza parole. Personalmente lo stare nel suo angolo, sul tatami e non solo, mi rende più felice di questa medaglia che della mia.


Simone 'The Drunken Hobbit' Baldi II classificato 60 kg classe A. Simo si divide durante la giornata a lottare e fare da angolo quando Gianluca è impegnato, mostrando come sempre ottime doti sia in prima persona che come tecnico. Simo, che potrei chiamare anche lui certezza, inquanto in gara non l'ho mai visto sbagliare un colpo, compie un movimento sbagliato che lo porta a strapparsi la spalla in un match in cui stava già vincendo;
E' dunque costretto ad una medaglia d'argento, prestigiosa ma forse non sufficiente per questo grande piccolo hobbit-lottatore (o piccolo grande?)


Gianluca 'The Sweep Machine' Boni categoria interrotta 75 kg classe A.
Annata d'oro per Gianluca, dopo le ottime prestazioni in Inghilterra e a Livorno, e la bella lotta seppur persa a Milano, Gianlu calca nuovamente il tatami, la quarta volta da fine settembre, e lo fa nella ultracompetitiva categoria dei 75 kg classe A. Al primo turno il tabellone lo vuole contro Paolo Strazzullo, titolare della nazionale italiana e leggenda del grappling italiano. Strazzullo lotta influenzato seppur non informissima. Gianlu decide di affrontare l'avversario nel suo territorio: la lotta libera. Prima difende un paio di entrate del bravo lottatore, poi attacca ed è a sua volta difeso. Infine, in un gesto dal sapore epico, il Jiujitero bolognese entra con un potente double leg e porta a terra a terra l'avversario, facendo esplodere il palazzetto.

A terra la lotta è   ben lungi dall'essere vinta, Strazzullo è infatti anche lui cintura marrone e controattacca con una raspagem e riportando il punteggio 1 a 1, Boni tenta quindi una tenfinger che non sortisce effetto, e riesce infine a fare i punti della vittoria. Gianlu con questa vittoria dimostra di essere un top grappler a 75 kg in italia e di avere un lotta libera molto pericolosa per essere un jiujitero abile dalla guardia. Sicuramente il match epico della giornata.

Sono estremamente felice di questa vittoria, non solo perchè gianlu è il mio maestro e un mio caro amico, ma perchè essendo di poco più pesante di lui mi è capitato spesso di allenarci nella lotta in piedi.
Menzione d'onore anche per Andrea Lavaggi, un altro dei lottatori in assoluto più forti a 75 kg, un altro caro amico, un altro Maestro rgc della filiale di Sestri. Andrea passa agevolmente il primo turno contro Omar Barioni (vincitore del torneo di Livorno) e come Gianluca si apprestava alle semifinali (sebbene non sarebbero ancora stati contro) ma qui accade il tragico: un black out nel palazzetto obbliga gli organizzatori a sospendere la gara e lasciare incompiute alcune categorie, come la classe A 75 kg, che è destinata quindi a non avere un vincitore, almeno fino ai prossimi campionati italiani di marzo.


Conclusioni? si forse sono stato un po' lungo.. I numeri parlano da se, siamo partiti in 9 e siamo tornati con 7 medaglie, più quella di Gianluca, che essendo in seminfinale avrebbe sicuramente portato a casa (solo non sappiamo il colore). 2 ori, 3 argenti, 2 bronzi sono un bel bilancio per un torneo prestigioso e competitivo come la Coppa Italia, inoltre il fatto che da noi si lotti in tutte le classe, e ci sia una (in percentuale) numerosa componente femminile, è sintomo che la nostra accedemia sta sapendo crescere in tutte le direzioni senza lasciare indietro nessuno, anzi, nuove leve e veterani ne stanno uscendo particolarmente valorizzati. Si preannuncia un 2012 d'oro per il Rio Grappling Club Bologna.
In più laddove le altre accademie fanno magliette, cappellini, o addirittura felpe.. noi ci siamo distinti, creando le medagliette personalizzate, indispensabili per andare in gara!

un po' scappati di casa, ma belli

martedì 13 dicembre 2011

Il Tempo merge ogni cosa

Persino una montagna diviene pianura con il passare del tempo.

Tornando indietro ai tempi mitici della Grecia antica abbiamo racconti di imprese straordinarie da parte dei lottatori del tempo, forza titanica e cuore da leoni.
Quando Helio Gracie combattè Valdemar Santana, i due andarono avanti a lottare per quasi quattro ore continue, prendendosi a pugni e testate, il tutto senza guanti.
Oggi un lottatore professionista non combatte più di 25 minuti, con gli adeguati tempi di recupero in mezzo.

Il tempo merge ogni cosa. E' una cosa a cui ho pensato qualche giorno fa. Stavo tornando a casa dall'allenamento, mi stava dando un passaggio il mio Maestro Gianluca. Abbiamo percorso una strada piuttosto lunga in macchina verso casa mia, era quasi l'una di notte e faceva molto freddo. Pioveva. Ero al caldo in questa comoda macchina con la borsa comodamente appoggiata nel bagagliaio. Sarei stato nel mio letto, ancor più caldo, di li a poco.
Mi venne in mente una cosa.
Quando cominciai ad allenarmi, in palestra non conoscevo nessuno. Non avevo mezzi miei e quindi andavo in autobus, fin dove arrivava, e poi percorrevo circa mezz'ora a piedi, passando per quella stessa strada in cui eravamo in quel momento. In tutto mi ci voleva quasi un ora per arrivare in palestre e altrettanto per tornare a casa, tragitto che percorrevo tutti i giorni. A quei tempi il mio animo era più duro e temprato. A pensarci oggi, abituato alla comodità mi risulta difficile credere che facessi così ogni giorno.
Quello che però ho capito, è che se un tempo lo facevo posso ancora farlo. E se ho le forze di girare per quasi due ore con una pesante borsa sulle spalle e nel mezzo allenarmi per altrettanto tempo, allora ho anche le forze per fare un sacco di altre cose. E se ce le ho io, le ha chiunque di voi stia leggendo queste parole. Ascoltate il vostro spirito, e chiedetegli cosa è in grado di fare.

giovedì 8 dicembre 2011

Coraggio e confronto



"La forza e il denaro sono due fattori predominanti nella società umana e sempre lo sono stati. Ma la virtù dev'essere la terza forza conduttrice, e i giovani non devono mai cedere al denaro e alla forza, perchè su di essi grava la responsabilità delle epoche a venire: la forza e il vigore giovanile devono aiutarli a resistere alla schiavitù del denaro, al servilismo di fronte all'autorità e al consenso prestato alla violenza. Il Karate Kyokushin cerca di imprimere nei suoi allievi un tale ideale di giustizia e di fede che consenta loro di mantenere la propria fermezza davanti alla violenza e all'autoritarismo irrazionale.
Il coraggio rappresenta la chiave di una tale resistenza. La paura di perdere provoca le sconfitte più brucianti, ma la perdita del coraggio equivale alla perdita di se stessi.
In verità ciò che da grande impulso al coraggio è la presenza di un potente rivale. Da noi vi sono molte scuole di Karate, tutte indipendenti e rivali, ed  così che deve essere.
Quando le arti marziali mancano di combattimenti tra avversari che combattono realmente, esse degenerano in qualcosa che assomiglia piuttosto alla danza e, invece della forza vera e propria, nel dojo comincia a regnare la politica. Una cosa che manchi di forza vitale è destinata a scomparire."




tratto da "La Via Kyokushin", di Masutatsu Oyama, fondatore del Kyokushin Karatedo

lunedì 5 dicembre 2011

Stage Buakaw

 3/12/11 Io e Cristiano 'Hanuman' Carretti partiamo alla volta di San marino per un mega stage di muay thai tenuto da Buakaw e Sudsakorn.
Buakaw per chi è dell'ambiente non ha bisogno di presentazioni, in un certo senso è il volto della Muay Thai a livello mondiale, essendo stato il thai di maggior successo a cimentarsi nel circuito K1, vincendo ben 2 volte il titolo mondiale nella sua categoria di peso. Sudsakorn invece combatte per lo più di muay thai pura ed è considerato uno dei migliori pugili al mondo.
I thailandesi hanno mostrato alcuni dettagli su tecniche di calcio e parata, più qualche combinazione per chiudere la distanza. Hanno quindi illustrato metodica di sparring e scambiato qualche colpo con alcuni fortunati. Poi si è passati al clinch dove lo svolgersi è stato più o meno lo stesso. Il tutto veniva mediato da un traduttore che se ho capito bene era Filippo Cinti, già campione del mondo di Muay Thai.

La cosa più positiva dello stage è stata vedere Buakaw dal vivo (Sudsakorn l'avevo già incontrato in thailandia nel 2010) una leggenda di questa arte marziale che tanto amo.
Sinceramente l'organizzazione mi ha lasciato un po' a desiderare, mi aspettavo qualche finezza in più o quanto meno l'opportunità di fare due scambi per tutti, i numeri erano effettivamente troppo dispersivi per questo.
In definitiva avendone avuta l'occasione credo che se vorrò incontrare altri campioni della Muay Thai mi recherò direttamente a casa loro, questo genere di stage non è molto produttivo.
L'importante come sempre è provare e valutare in modo critico, e in ogni caso è stata una giornata divertente con il buon Cristiano ;)

lunedì 28 novembre 2011

Milano Challenge 2011

Terza competizione nel giro di un mese. La spedizione parte come sempre molto agguerrita e determinata a dare il proprio meglio sul tatami, senza mai scordarci perchè lo facciamo: perchè ci diverte.
Gruppo di 7 lottatori, di cui ben 3 donne vere protagoniste della giornata.
Gianlu, adulto marrone pesi medi ARGENTO
Filippo, master categoria unificata -100,5/+100,5 blu BRONZO
Monica, adulto femminile bianca -64 ARGENTO
Martina, adulto femminile bianca -69 ORO
Caterina, adulto femminile bianca +69 ARGENTO

Io e Lorenzo Bulfone, bianche adulto, -82.3 e -70 siamo fuori dal podio.

Alcune riflessioni sparse sulle varie lotte a cui ho assistito:
La lotta di Gianlu è sempre uno spettacolo, le battaglie tra cinture marroni sono qualcosa a cui un profano può solo assistere in silenzio, essendo il livello talmente alto da non capire cosa succede da fuori. Sinceramente ero convinto che sarebbe riuscito ad infilare la raspagem della vittoria, ma così non è stato e il valido Fabio Anacoreta è riuscito a chiudere uno strangolamento con i baveri.
Filo debutta a 36 anni direttamente nelle cinture blu e per giunta in una categoria unificata, trovandosi quindi un avversario molto più grosso. Nonostante questo non si perde d'animo e lotta con un leone, pur perdendo ha dato una lezione e un esempio a tutte quelle persone che nella loro vita non sanno mettersi in gioco o si tirano indietro, Filo non l'ha fatto e ha dimostrato a tutti di essere un vero lottatore, le persone come lui fanno bene allo sport, e sono un bene da avere tra le proprie amicizie.
Nota positiva per le "quote rosa" sempre presenti nella battaglia, e sempre una garanzia in termini di risultati. La nostra accademia sta sfornando un talento femminile dietro l'altro, la Fusca che conduce sempre lotte magistrali e addirittura a volte non prende i punti perchè è troppo veloce a cambiare posizione (!) la Cate che si sta facendo valere a livello nazionale e internazionale sempre più spesso, dopo duri sacrifici che mostrano vera dedizione allo sport, e infine 'Kodokan' che dopo circa un mese di allenamento ha finalizzato la sua avversaria in circa 20 secondi dall'inizio dell'incontro, probabilmente la vittoria più rapida di tutto il torneo; è stata così rapida a concludere che sono stato uno dei pochi fortunati abbastanza rapidi da vedere l'incontro, esordio stellare per questa judoka ora promessa del bjj femminile.
Bulfo invece non l'ho proprio visto perchè mi stavo scaldando per il mio match, ma pare abbia fatto bene all'esordio, sicuramente meglio di quanto feci io, d'altronde riuscire in uno sport estremamente specialistico come il bjj diventa difficile quando ci si prepara anche in sport più generali come il grappling e il valetudo, come sta facendo bulfo da settembre. Sicuramente in coppa italia avrai la tua vendetta, maledetto irlandese.
Io dal mio canto sono molto soddisfatto, più di altri tornei in cui sono andato a medaglia, la prima lotta l'ho vinta nonostante una strategia completamente sbagliata, impostando un gioco che non mi appartiene; nel secondo incontro ho affrontato Martino Giuliani, già mio avversario allo scorso open di Roma, in cui mi aveva meritatamente battuto ai punti. Impostando una corretta strategia sono riuscito a chiudere un colpo che ritengo tra i più spettacolari che abbia mai realizzato, e ho quindi vinto per sottomissione di triangolo. Martino è un grande lottatore e un amico, un valido avversario con cui ti scanni sul tatami e parli tranquillamente sia prima che dopo, il genere di persona che ti piace trovare in gara. Nel terzo incontro di nuovo commetto un piccolo errore di impostazione, e pur essendo sopra di qualche vantaggio, faccio quello che il Maestro Bernardo Serrini mi ha appena detto di non fare, e finisco in un armbar a meno di un minuto dalla fine che mi toglie la vittoria dalle mani. E' stata comunque una buona lotta. L'esperienza decisamente positiva, essendo il mio sesto torneo tra grappling e bjj in categoria avevo molti avversari che avevo già incontrato in passato e mi ha fatto molto piacere rivedere in gara, come detto prima il fatto di lottare dando tutti se stessi per la vittoria onorevole in gara e il nutrire rispetto e amicizia subito prima e subito dopo è forse la cosa che mi piace di più di questi sport. E' un aspetto che noto particolarmente in grappling e bjj ed è quello che mi riconferma ogni volta che ho scelto il giusto percorso. Ma sopratutto è la compagnia che mi porto dietro dalla mia amata Bologna a confermarmi che ho scelto bene, i miei amici hanno reso le 15 ore di attesa estremamente rilassate, permettendomi di affrontare i miei incontri al meglio della forma mentale. Il supporto tattico di Gianlu a bordo tatami, il tifo di Cate e Monica, la veglia costante di Filo al mio angolo, le foto di Bulfo e sopratutto il supporto totale di Marti hano fatto la differenza.

In futuro spero di poter portare nuove medaglie al nostro amato team Rio Grappling Club, ma per quanto mi riguarda finche sono più gli incontri da combattere, di quelli combattuti, sono tranquillo.

giovedì 24 novembre 2011

Event in the Cage, Bologna 20/11/2011


Debutto nella gabbia. A Bologna, la città della mia accademia, la mia città. C'ero, ci dovevo essere. Con me il mio compagno e fratello di Team Egor, io dilettante, lui pur mio coetaneo già professionista. Al seguito come sempre, presenti i nostri Maestri Gianluca Boni per il Bjj e Stefano Raspadori per la Lotta Olimpica.Come terzo cornerman, Gabriele Parrilla, altro grande lottatore e fratello di team.
La preparazione dell'incontro è stata la solita: puntare su quello che so fare bene e sperare non ci sia bisogno del resto. Difficilmente un dilettante sa essere molto completo, la mia convinzione è che se si è capaci di sovverchiare l'avversario in un campo specifico, esso non riuscirà ad impegnare i suoi punti forti. Io sono un lottatore e ho lottato. Mentre per i precedenti incontri mi ero preparato di grappling in modo puro questa volta un giorno alla settimana ho svolto allenamenti di MMA veri e propri, in cui si è posto un attento studio situazionale sotto la guida di Raspa, già arbitro e coach di questa complessa disciplina.
Ho trovato particolarmente utili gli allenamenti di Bjj con kimono per rendere i passaggi e le posizioni più solide e precise, da sempre mia grossa mancanza.
Dal punto di vista tecnico e tattico mi sentivo quindi molto pronto e supportato, purtroppo però la settimana prima dell'incontro ho avuto molti imprevisti (alcuni dei quali, va detto, anche molto positivi) tra cui influenza e un lutto; inoltre ero decisamente fuori peso e questo mi ha portato a dover tagliare molto peso. Infine l'organizzazione ha sforato con gli orari del peso e quindi ho avuto solo 1 ora per reidratarmi dopo aver perso 4 kg in una notte.
Nello spogliatoio rompendo il fiato mi sentivo poco reattivo, però mentalmente molto presente e determinato a vincere. Erano presenti tutti i miei compagni di team, i miei amici, e un sacco di persone a cui dovevo una vittoria.

L'incontro si è articolato in un unico round di 4 minuti (invece dei 2 da 3' di cui si era parlato inizialmente) pertanto la strategia era di dare tutto sin da subito, scambiando in piedi e poi controllando a terra e cercando una conclusione in gorund and pound, evitando ogni finalizzazione che in caso di insuccesso avrebbe potuto farmi perdere posizione: una volta scoccato il gong ho attacato con alcuni colpi di braccia e poi qualche combinazione braccia e gambe che ho notato subito mettere in difficoltà il mio avversario, che è però riuscito a controattaccare e colpirmi, a questo punto sono scivoltato in modo fantozziano rischiando di finire in una pessima posizione, invece sono riuscito a tornare in piedi e portare a terra il mio avversario, passare la guardia, prendere laterale e poi passare in monta. Qui sono ancora convinto che avrei potuto porre fine all'incontro, ma ho pagato tutti gli imprevisti di cui sopra e mi sono ritrovato molto corto di fiato, seguendo le istruzioni pre match del mio Maestro Raspa, avrei dovuto tenere la posizione a tutti i costi e non portare colpi a caso. Così ho cercato di risparmiare conservando il vantaggio e il mio ground and pound si è rivelato molto insipido, quasi a rallentatore, un gnp che scompare al confronto con quello usato a Bastiglia lo scorso luglio. Il mio avversario è comunque riuscito ad uscire dalla monta e lasciarmi dunque monta dorsale, posizione che non ho saputo capitalizzare e pur conservandola ancora una volta non sono riuscito a concludere. Avrei avuto in due momenti due finalizzazioni, prontamente chiamate dal mio Maestro Gianluca all'angolo: mataleao e kimura, ma in entrambi i casi facevo troppa fatica a lavorare con i guantini, da 8 oz, circa il doppio più grossi di quelli con cui mi alleno regolarmente. Alla fine ho perso posizionema è suonata la campana del gong e la fine dell'incontro. Sapevo di aver vinto ma ero amareggiato per non aver concluso pur avendone avuta occasione. Rivedendo il video però, si nota che il cronometrista ha sbagliato i tempi, prolungando di circa 20 secondi il round. Questo in parte mi solleva, perchè se la giuria avesse fatto bene il suo lavoro il match sarebbe finito prima che perdessi posizione e quindi non avrei commesso questo sbaglio piuttosto grave. Ad ogni modo spero per il futuro di non presentarmi più ad una manifestazione sportiva in questo stato psicofisico così poco idoneo alla lotta.
Questo incontro ha portato il mio record di mma dilettantistiche a 3-0 con una vittoria prima del limite. Ora gli obbiettivi sono il torneo di Milano, la Coppa Italia di Grappling e l'Europeo di Lisbona, pertanto dovrò appendere i guantini al chiodo per un po'.

una fase dell'incontro




Egor dopo la vittoria all'Italian Extreme
Il secondo match del nostro Team è stato quello di Egor "the Russian Bear" Krasilnikov. Match di rientro dopo un anno di stop circa e sopratutto match da semi professionista, per un ragazzo molto promettente che in passato ha già lottato da pro. Egor è un vero artista nelle arti marziali, Kyokushin, Sambo, Lotta, Pugilato e ora anche Jiu Jitsu. Il suo avversario era un possente lottatore Moldavo, monodisciplinare, avendo praticato solo Judo ma estremamente pericoloso, avendo praticatolo nella scuola Maddaloni per 12 anni
La strategia era quella di impostare la distanza e mantenerla più a lungo possibile. Anche Egor si presentava al match in uno stato non ottimale, avendo subito lo scorso mese un infortunio alla spalla e solo 2 giorni prima dell'incontro un infortunio al ginocchio. Nonostante ciò imposta il match correttamente, rompendo il naso dell'avversario al primo scambio e riempiendo la gabbia di sangue. Il judoka tuttavia non demorde e lavorando a parete pressa e poi porta a terra, stallando ma conducendo l'azione. Il primo round termina con il Moldavo che controllo ma non porta danni seri, mentre Egor porta danni ma non controlla. Il secondo round inizia simile al primo, Egor riesce a infilare anche qualche pesante colpo di gambe, ma di nuovo viene pressato a parete, qui imposta un buon lavoro ma di nuovo il judoka riesce a portare a terra e questa volta a portare più colpi. Mancano 40 secondi circa che Egor entra nel suo ambiente naturale: si avventa su una gamba dell'avversario e inizia un gioco di leve, ricordo bene la tempistica perchè ero li fuori a reggere il cronometro.. Egor continua a effettuare transizioni su leve alle gambe, alla fine chiude una terribile toe hold, ma proprio in quel momento l'avversario, che già aveva alzato la mano sinistra per battere, con la forza della disperazione, e il volto sfigurato dal dolore, colpisce di destro con un pugno a martello e Egor allenta la presa di quel poco che basta al Moldavo per sopravvivere gli ultimi secondi alla fine del round, e quindi vincere ai punti.
Egor ha ancora una volta dimostrato il cuore di un leone, non mollando fino alla fine. Ha disputato un ottimo incontro pur perdendo contro un avversario più esperto. I match di rientro non sono mai facili, e sono sicuro che il futuro sia pieno di vittorie per questo promettente peso massimo leggero.

Comunque, meritiamo il premio per le entrate più scenografiche, Egor in kurtka e io con il kimono eravamo davvero i più belli ehehehe
Infine un doveroso ringraziamento a tutti i presenti, tutti gli amici e i fratelli tra il pubblico, questa vittoria è anche vostra. OSS!

sabato 19 novembre 2011

Locked in the Cage

La gabbia non è nulla di speciale. E' un ring con le pareti al posto delle corde. Non ci vedo nessuna retorica da lotta all'ultimo sangue dietro. Preferisco il ring, credo sia più dignitoso. Preferisco la strategia dinamica del ring, che quella di stallo della gabbia.


Domani sera però, non ci sarà un ring. Per la prima volta in assoluto a Bologna, la mia città, si combatterà nella gabbia. Dovevamo esserci. Non è una questione personale, ma il mio team doveva prendere parte alla cosa. Io ci sarò da dilettante, Egor da professionista. Ci saremo.
Dovrei ribadire che il mio è solo un match di dilettanti, con protezioni e tutto, non è una cosa seria, non è una cosa importante. Ma penso che nulla sia davvero importante, conta solo il significato che noi gli diamo. E io credo nelle mie capacità di lotta. Ci credo nonostante tutto. Nonostante le sconfitte, nonostante gli infortuni, nonostante lo sconforto, nonostante forse mi verrebbe meglio fare altro. Io ci credo, e dopo domani sera ci crederanno anche altri.
Ci sono state tante complicazioni nel preparare questo incontro, di cui in realtà ben poche hanno a che fare con l'allenamento. Però le difficoltà ci sono per tutti, quello che ci rende uomini è il modo in cui le superiamo. E' con questo spirito che entrerò nell'arena domani sera. E' con questo spirito che ringrazierò il mio avversario per l'onore concessomi della lotta. Ed è con questo spirito che voglio ora ringraziare chi mi ha portato qui, prima del risultato, perchè il verdetto è un dettaglio che può interessare solo ad un pubblico disattento.
Il mio Team, i miei fratelli, i miei amici, i miei maestri. Bologna in primis, ma anche Sestri, Firenze, Livorno, tutti quelli che hanno speso una parola di incoraggiamento o di consiglio. Un uomo è il prodotto di ciò che subisce, e io da queste persone ho subito solo del bene. Senza il mio Team non sono NIENTE.

"No creonte, respeite seu mestre e sua academia"

sabato 5 novembre 2011

Kimura Masahiko

Kimura Masahiko, l'uomo, la leggenda, IL Judoka.


Kimura fu il perfetto prodotto del kosen, l'associazione di judo liceale dove veniva enfatizzata la lotta a terra.
Estremamente forte fisicamente fu promosso IV dan a 16 anni e V a 18, diventando il V dan più giovane della storia del Judo. Tutti questi dan furono guadagnati al torneo stagionale del kodokan, dove i judoka sono divisi in 2 squadre e chi vince l'incontro rimane a combattere finche non viene sconfitto. Kimura resisteva regolarmente 6-8 turni contro avversari cinture nere. Divenne campione tra gli studenti e poi vinse per ben 4 volte il torneo All Japan, a quei tempi la massima impresa mondiale per un judoka.
Vinse anche un importante torneo a cui presenziava l'Imperatore stesso.
Rimase imbattuto per 10 anni e nel frattempo divenne anche un appassionato studente di karate, allenandosi prima sotto Funakoshi, poi sotto Gogen Yamaguchi; qui divenne amico e sparring partner di Mas Oyama, il leggendario karateka fondatore dello stile Kyokushin.
Kimura era solito dire di avere ben tre segreti: "il primo, l'allenamento. il secondo, l'allenamento. il terzo, l'allenamento". La sua routine quotidiana includeva oltre 1000 piegamenti sulle braccia. La sua forza era davvero impressionante, quando si recava in un dojo nuovo i suoi sparring partner lo pregavano di non usare la sua tecnica speciale, l'Osotogari, con cui aveva causato numerose lesioni ai suoi avversari.
Kimura fu poi promosso VII Dan prima dei 30 anni, ma non andò mai oltre perchè si staccò dal Kodokan per cimentarsi in altri tipi di combattimenti tra cui le sfide interstile in Brasile.
In Brasile combattè un incontro di Jiu Jitsu con Helio Gracie in uno dei match più epici della storia, dove entrambi i contendenti mostrarono uno spirito andato quasi perso ai giorni nostri. Alla fine Kimura ruppà un braccio a Helio con un ude garami, ma il brasiliano non si arrese, fu infatti suo fratello dall'angolo a gettare la spugna. Kimura poi omaggiò l'avversario dicendogli che in lui viveva il cuore del samurai, una frase non da poco detta da un giapponese. I brasiliani poi omaggiarono il giapponese chiamando l'ude garami proprio "kimura".
In seguito fu sfidato in un incontro di Jiu Jitsu anche da Valdemar Santana, e anche lui fu intrappolato dalla micidiale ude garami inversa; Santana volle quindi un re match secondo le regole del Vale Tudo, e qui l'incontro fu dichiarato pari perchè dopo 40 minuti c'era troppo sangue sul ring.
Nella sua vita disputò anche incontri di prowrestling, molto apprezzati in Giappone e decine di altre cose.
Morì a 73 anni di cancro.



"Proiettare l'avversario è un buon modo per vincere un incontro, lottare a terra è un modo migliore"
-Masahiko Kimura-

giovedì 3 novembre 2011

Good Karma

Primo novembre, Bologna, cadono le foglie, nessuno le raccoglie.
Salgo sull'autobus. Primo novembre, vuol dire tante cose. Tempo che avanza, feste lontane, gare vicine, ma vuol dire anche che non siamo più in ottobre. Salgo sull'autobus, con l'abbonamento scaduto.
Prontamente alla fermata di via azzurra, con poca prevedibilità sul dove (l'unica incognita, era appunto il quando) salgono i controlla.

Va detto, che in certe situazioni, ho un forte senso del pudore. Essere richiamato un pubblico è una cosa che trovo davvero disonorevole. Mi vergogno di presentare l'abbonamento scaduto, ma faccio anche presente che pur non essendo una valida scusa, era scaduto da appena un giorno. La controllessa (o controllora?) mi viene incontro pur controllando, e mi concede di fare li per li il biglietto. Ora viene il tragicomico, se avessi avuto con me moneta, l'avrei fatto comunque, proprio per evitare questa spiacevole situazione, ma mi trovavo con 10 euro interi e 10 minuti di ritardo, as usual.
E qui, succede una cosa che per molti sarà stata casuale, ma per me era estremamente causale.
Una signora assistendo alla scena mi omaggia delle monete per fare il biglietto, li per li.
In quel momento mi sono reso conto non solo di avere ancora fiducia nel prossimo, ma di non avere mai perso questa fiducia. Io credo nell'umanità. Ecco perchè quando posso essere gentile con uno sconosciuto cerco di esserlo, ecco perchè se posso aiutare qualcuno in difficoltà cerco di farlo. Ovviamente sono un uomo fallace e sono stato oltremodo scortese e indifferente con tanti amici che avrebbero meritato di più, ma in generale ho un atteggiamento di fiducia e buona predisposizione verso il prossimo. E questo mio karma positivo ieri mi è tornato indietro.

martedì 25 ottobre 2011

Livorno Grappling Challenge 2011

Gara di cui non sono soddisfatto per molti motivi, mi aspettavo una resa maggiore e un risultato migliore.
Ho vinto la prima lotta, perso la seconda e perso il ripescaggio. Alcuni errori (il kouchigari in cui proietto ma vengo direttamente raspato) e in generale poca precisione. Nulla che non si possa correggere.


del terzo incontro manca il video, ho affrontato un abile judoka che mi ha più volte proiettato (tra le altre cose, con un kataguruma da manuale). Forse questo è stato il match di cui conservo il ricordo migliore perchè trovandomi con l'acqua alla gola ho avuto l'ardore di provare alcune volte un triangolo saltato, che non sono riuscito mai riuscito a chiudere ma comunque apprezabile.




Per me il torneo finisce con un quinti posto.

Veniamo ai miei compagni di team e poi mi lascerò a qualche considerazione in generale riguardo questo sport.
Il Rio Grappling Club Bologna questa volta ha schierato uno squadrone veramente agguerrito: 9 lottatori di cui 4 esordienti in classe C, 1 classe C, 1 ragazza, e 3 classe A. Squadra eterogenea che dimostra come la nostra accademia si stia sviluppando ottimamente in ogni direzione. Strepitosi anche i risultati, più di metà della spedizione va a medaglia: bronzo per Hayabusa e Monica in classe C; oro per Jigo-Damiano in classe C; bronzo per Gianluca in serie A e oro per Simo in serie A.
Al di là del piazzamento va detto che la performance globale è stata ottima. In particolare, ai miei occhi sia Jigo che la Monica hanno mostrato una pulizia tecnica invidiabile, entrambi mostrando un gioco fatto di posizioni passaggi e raspage.
Gli esordienti Alessio 'Indiana' Salmi e Davide 'Hayabusa' Candeloro fanno anche loro un ottimo lavoro, mostrando che hanno la testa per gareggiare e sono pronti a mettersi in gioco dopo appena pochi mesi di allenamento, debuttando in classe C quando ormai molti partono dalla classe inferiore, D.
Menzione di onore per Filippo Girotto, che si preparara al suo debutto ma è costretto a rinunciare per mancanza di avversari. So quanto può essere frustrante una situazione del genere, ma il calendario gare è fitto e sono sicuro che Filo potrà rifarsi molto presto.
Sulla serie A non mi esprimo perchè in realtà non ho veramente idea di cosa significhi lottarci, giusto un appunto su Gianluca avendo gareggiato con lui in almeno altre 3 occasioni questa è stata la gara in cui l'ho visto in assoluto più performante, essendo sceso di categoria non deve più regalare nulla a nessuno e può esprimersi veramente ai massimi. Prevedo una grande annata in arrivo per lui.

In Generale è sempre un piacere trovarsi sul tappeto di gara e sopratutto è sempre un piacere rivedere tutti i cari amici con cui si condividono gioie e dolori, Mattia, Sara e gli altri di Firenze, Lavaggi e i suoi allievi da Sestri, Alessio Rimella e i suoi allievi di Parma e Reggio tra cui l'Affy che in passato si è allenata con noi a Bologna, i ragazzi di Massa Carrara, quelli di Pistoia e tutti gli altri che ora sicuramente scordo. Per me Rio Grappling Club è veramente una grande famiglia e farne parte è un piacere e un onore.

Infine un paio di considerazioni sullo sport. Il livello sta crescendo molto. Cresce il livello e crescono i numeri. Penso che un indice significativo sia il numero di donne che gareggiano, in costante crescita e quasi esponenziale. Inoltre sempre più agonisti già formati in sport affini, come lotta olimpica e sopratutto judo volgono le loro intenzioni al grappling. In serie A abbiamo visto diversi partecipanti sotto i venti anni giocarsela con veterani del settore, la -80 classe A se non erro è stata vinta da un diciottenne. Questi sono dati molto importanti e molto positivi per lo sviluppo di uno sport che amo così tanto, e sono anche un monito ad allenarsi sempre più duramente per restare al passo e mantenersi competitivi, specialmente salendo di categorie.

Anche se in definitiva sono rimasto un po' deluso, non ha senso negarlo, la voglia di competere e i brividi dell'agonismo mi fanno dire che ne vale definitivamente la pena.

lunedì 24 ottobre 2011

Il funambolo


"Ma allora accadde qualcosa che lasciò muta ogni bocca e fisso ogni occhio.Nel frattempo il funambolo si era infatti messo all'opera, e avvenne allora la cosa più terribile: vedendo la vittoria imminente del suo rivale cercò di saltare oltre colui che gli sbarrava la strada; ma perdette la testa e la fune, gettò via la pertica e precipitò al suolo come turbine di braccia e gambe. La folla si disperse nel punto dove sarebbe avvenuto l'impatto, ma Zarathustra rimase, e il corpo cadde proprio accanto a lui, spezzato ma non ancora morto. In fin di vita disse il funambolo: "Che fai tu qui, io lo sapevo da un pezzo che il diavolo mi avrebbe fatto lo sgambetto. Ora mi trascina all'inferno, vuoi tu impedirglielo?" "Sul mio onore amico, tutto ciò di cui parli non esiste. Nè diavolo nè inferno. La tua anima sarà morta prima del corpo: non temere, non perdi nulla." L'uomo levò gli occhi parlando con diffidenza disse: "perdendo la vita io dunque non perdo nulla, non valgo più di una bestia a cui è stato insegnato a danzare con percosse e cibo scarso". "Non è così" disse Zarathustra "Hai fatto del pericolo il tuo mestiere, e non c'è nulla di spregievole in questo. Ora perisci del tuo mestiere, e voglio dunque sepellirti con le mie mani." Quando Zarathustra parlò in questo modo il moribondo non disse altro, ma mosse la mano, come a ringraziarlo."
(liberamente adattato da 'Così parlo Zarathustra' di F. Nietzsche)

1987-2011



lunedì 17 ottobre 2011

Wat Nai Harn

E' mattina. Ed è tardi, per alcuni è passata l'ora di pranzo, io mi sono svegliato da poco. Cammino più di due km. Lunga la strada, tutti mi salutano. Sconosciuti, alcuni non mi hanno mai visto, altri non mi vedranno mai più. Mi salutano comunque. Non per creare conversazione, non per introdurre altri argomenti, nessun tornaconto: mi stanno semplicemente salutando. Lentamente mi avvicino alla mia meta. Compro della frutta. Ananas, dolce, vivo. Ci sono. C'è il sole, c'è la sabbia, c'è il mare. Ci sono le onde e c'è la gente. Mi sdraio sulla spiaggia. Osservo il mare. Lascio tutto quello che ho e mi butto in mezzo a queste onde alte metri. Se mi dicessero che questo posto è il paradiso non sarei poi così stupito. Esco dall'acqua. Me ne vado. Altri 2 km, ma decido di allungare la strada. Vado dritto. Arrivo al tempio. Entro. Passo la grande porta esterna, aperta. Non c'è nessuno. Capisco che è questo il vero paradiso, quello in cui mi trovavo poco fa è solo un inferno, una piacevole illusione transitoria. Non sai se qui tutto durerà così per sempre, ma sai che per ora è perfetto. Non c'è nessuno. Faccio un giro nel cortile. Silenzio, quasi sovrannaturale. E se fosse successo qualcosa di incredibile mentre venivo in qui, e se fossi rimasto l'ultimo uomo sulla faccia della Terra? C'è un grosso altare. Faccio due foto. Senza motivo. Lo faccio e basta, va fatto o forse no, ma io lo faccio. La prima è storta e non è a fuoco, la riguardo e vedo un alone confuso in cui si distinguono i contorni di questo silenziosissimo altare. Un rumore. Come se venisse da un altro mondo, ma allo stesso tempo come se fosse giustissimo che echeggiasse li in quel momento. Mi volto. Lo vedo. Lui vede me. Un monaco. Fa le sue faccende. C'è solo lui, nel silenzio. Il sole è incandescente, deve essere al suo apice. Siamo in un posto in cui quando il sole è al suo apice lo senti. Mi saluta. Senza parole, in silenzio. Mi avvicino. Voglio salutarlo ma non so come fare. Lo saluto, in silenzio. Forse per lui il mio gesto è un saluto, o forse è una dichiarazione di guerra. Non parlo la sua lingua e lui la mia. Come se si fosse all'improvviso ricordato qualcosa, mi fa cenno di aspettare qui. Si allontana, lo seguono due cani, in silenzio. Torna. Mi offre una bottiglietta d'acqua e due frutti dell'albero del tempio. Buon auspicio. Vorrei ricambiare, un offerta, un augurio. Non so come fare. Non ci sono cassette per le donazioni, e non posso dargli del denaro a mano. Non lo ricambio. Per lui è uguale. E' felice. Mi da un' ultima occhiata e torna alle sue faccende. Felice. Io non so se sono felice, sono sollevato. Vorrei restare li per sempre. Mi sento leggero, come se i mali del mondo dipendessero un po' meno dalla mia persona, finche resto in questo luogo sacro. O magico. Non è che qui ci sia un enorme distinguo tra magia e sacro. Vorrei stare li per sempre. Ma so che devo andare. Vorrei fare un gesto significativo prima di andarmene, ma non mi viene in mente nulla, accenno un ultimo giro nel cortile, e poi semplicemente me ne vado. Il monaco sta ancora lavorando. E' felice.

Il tempio era Wat Nai Harn, la spiaggia Hat Nai Harn, ed ero sull'isola di Phuket, Thailandia.

sabato 15 ottobre 2011

Lo Zen di Buddha

Buddha disse: «Io considero la posizione dei re e dei governanti come quella dei granelli di polvere. Osservo tesori di oro e di gemme come se fossero mattoni e ciottoli. Guardo le più belle vesti di seta come cenci strappati. Vedo le miriadi di mondi dell'universo come i piccoli semi di un frutto, e il più grande lago dell'India come una goccia d'olio sul mio piede. Mi accorgo che gli insegnamenti del mondo sono l'illusione di maghi. Distinguo il più elevato concetto di emancipazione come un broccato d'oro in un sogno, e considero il sacro sentiero degli illuminati come fiori che si schiudano ai nostri occhi. Vedo la meditazione come il pilastro di una montagna, il Nirvana come un incubo delle ore diurne. Considero il giudizio del bene e del male come la danza serpentina di un drago, e il sorgere e il tramontare delle credenze come null'altro che le tracce lasciate dalle quattro stagioni».

 

venerdì 14 ottobre 2011

Il Jiu Jitsu è Arte. E vi dirò perchè.

Secondo Michelangelo scolpire il David era la cosa più semplice del mondo, bastava prendere un blocco di marmo e togliere tutto ciò che non assomigliava al David. Il David esisteva, già splendido e perfetto nella mente dell'artista, per portarlo nel mondo reale, bastava unicamente un gesto manuale.
Quando Mozart componeva le sue opere, tra la bozza e la versione definitiva non vi era quasi differenza. Il giovane viennese componeva, eseguiva, modificava e valutava l'intera melodia nella sua testa, a quel punto bastava imprimerla in uno spartito.


Questi sono due esempi di due grandissimi personaggi che con la loro arte hanno dato un contributo indelebile alla nostra cultura. Ma cos'è l'arte? Una domanda difficile che apre mille porte, e in realtà precede un altra domanda ben più comune: quando un certo atto può essere definito arte?
Sinceramente non ho una risposta. Non una soddisfacente, quanto meno. E qui tutto il post inizia a perdere di significato. Tento allora di salvarmi in corner: l'arte è espressione. Banale. Ma c'è un fondo di verità. Ci si esprime in mille modi diversi ogni giorno, suonerebbe pretestuoso dire che tutto ciò è arte. Si potrebbe aggiungere che l'arte è un espressione del proprio essere che in aggiunta trasmette emozioni all'essere di un altro (o più) soggetti. Qui il nostro campo si restringe, già così ogni giorno la nostra produzione artistica subirebbe un crollo, rispetto alla precedente definizione. Allora mi permetto di aggiungere, che l'arte è espressione che genera emozione, e che questa emozione è lo stupore.
Lo stupore è la scossa della propria sfera mentale, un crollo di tutte le nostre certezze. Abbiamo la necessità di dare ordine e forma al caos da cui sgorga la nostra vita, lo stupore è quell'attimo in cui tutto l'ordine sparisce, ci rendiamo conto che siamo inseriti in un contesto così grande che non abbiamo gli strumenti per percepirlo. Siamo stupiti, tutto si blocca e ci godiamo quell'istante tra la contemplazione e l'oblio. Poi, i nostri meccanismi tornano in funzione, e ci forziamo a ordinare e inquadrare pure questa enorme emozione, la elaboriamo e quindi lo stupore diventa gioia, tristezza, angoscia e via dicendo. A ognuno di noi è capitato molte volte nella vita, maggiore è lo stupore, maggiore è l'intensità del momento e l'emozione che segue.

Ho divagato, lo faccio spesso, ma adesso torno al mio amato Jiu Jitsu. Anzi, torno con la testa ad una lezione di qualche sera fa. Stavamo guardando una tecnica, partendo da una posizione particolare. Non mi ricordo ne la tecnica ne la posizione. Ricordo solo che pensai: io li farei la talcosa (non ricordo nemmeno la talcosa). Nella mia testa, nel mio essere, era assolutamente logico e spontaneo, una volta in quella posizione fare la talcosa. Non c'era bisogno di pensare o capire, era così e basta. Invece il mio maestro fa un altro movimento. Diverso. In un ottica di giusto e sbagliato penso fossero entrambi corretti, la cosa che mi ha colpito è come da una situazione potessero nascere soluzioni così diverse, eppure così scontate per il singolo. Espressione. Espressione della propria biomeccanica, delle proprie tecniche precedentemente apprese, del proprio modo di guardare la vita (sono prudente e voglio sempre il massimo controllo? Sono disposto a prendermi dei rischi, anche grossi? Voglio porti sottopressione o aspetto che sia tu a commettere un passo falso?).
Quando ami veramente qualcosa, quella cosa diventa parte di te. Questo non significa che se ami tanto il Jiu Jitsu diventi un buon lottatore, purtroppo non basta. Però vuol dire arricchire la propria vita, renderla più ricca di un nuovo punto vista. E se inizi a guardare il mondo da una nuova angolatura, forse trovi nuovi modi e metodi per esprimerti. E se saprai esprimerti correttamente, forse, un giorno, creerai stupore ed emozioni in qualcuno. E allora ecco, che il Jiu Jitsu diventa arte.

sabato 8 ottobre 2011

I monaci e la ragazza sulla strada fangosa

"Una volta i monaci Tanzan ed Ekido camminavano insieme per una strada fangosa. Pioveva ancora a dirotto. Dopo una curva, incontrarono una bella ragazza, in chimono e sciarpa di seta, che non poteva attraversare la strada per timore di sporcarsi le vesti.
«Vieni, ragazza,» disse subito Tanzan. Poi la prese in braccio e la portò oltre le pozzanghere.
Ekido non disse nulla finché quella sera non ebbero raggiunto un tempio dove passare la notte. Allora non poté più trattenersi. «I veri monaci non avvicinano le donne» disse sgridando Tanzan, «e meno che meno quelle giovani e carine, è pericoloso, e potrebbe distrare la nostra mente. Perché l'hai fatto?».
«Io quella ragazza l'ho lasciata laggiù» disse Tanzan. «Tu la stai ancora portando con te?»"

La mente è il mistero più grande dell'universo, anzi si potrebbe dire che contiene a sua volta un universo. O forse semplicemente è il mistero più grande che siamo in grado di soppesare con l'intelletto.
Non amo commentare le storielle zen, perchè credo che il miglior commento a queste storie sia quello che nasce dentro di se, leggendo una storia zen ci si da una risposta alla domanda implicita che sorge spontaneamente, e allora ci si avvicina un poco alla comprensione del mondo reale. In questo caso però un commento credo ci stia bene. 
La conclusione che traiamo da questa storia è che ci sono due monaci, uno che a modo suo pensa di essere irreprensibile, e uno che di primo acchito è più superficiale. Poi però ci accorgiamo che in realtà quello superficiale è andato oltre la forma penetrando il cuore dello Zen. Il monaco Tanzan in questa storia vive 'qui e ora'. L'evento di cui entrambi hanno avuto esperienza è durato un momento. Poi è finito. Il nostro primo monaco però, con la sua mente l'ha prolungato, tutta la giornata è rimasto fermo a quell'evento, e magari nel farlo si è perso altre cose successe dopo. Nel farlo di sicuro ha fatto sorgere pensieri negativi, ha biasimato il collega, si è sentito migliore di lui. Una semplice azione del passato ha influenzato tutta la giornata, con effetti negativi, il nostro buon monaco. Invece Tanzan no. E' passato oltre. E' successo, è stato un evento della sua vita, l'ha vissuto nel presente ma poi l'ha riposto nel passato. Tanzan vive ogni istante della sua vita con attenzione, come l'unico davvero importante. Futuro e passato non lo turbano. La sua mente è calma. E' felice.

venerdì 23 settembre 2011

Disinformazione


"Non c'è nemico più grande per l'uomo dell'ignoranza. Che non è la non-conoscenza, ma il rifiuto della conoscenza stessa" 
-Lord Buddha-


Ecco perchè quando ho visto questo articolo mi sono sentito in dovere di inviare una lettera alla redazione del giornale. Purtroppo poco dopo lo stesso video, con un simile commento, o un equivalente sotto forma di testo scritto è comparso sulla maggior parte dei quotidiani italiani. Si tratta di persone che non sanno di cosa stanno parlando, e leggendo la notizia diramata dalle agenzie di stampa iniziano a ricamarci sopra per fare lo 'scoop'.

Faccio parte della comunità dei lottatori. Si tratta di un club molto esclusivo, la cui tassa annua si paga in sangue e sudore. In quanto membro di una comunità se percepisco una minaccia mi sento in dovere di difendere quello in cui credo e a cui appartengo. Ho notato con piacere che tutta la comunità si è mossa con iniziative simili. Addirittura sono rimasto piacevolmente sorpreso quando ho visto che la mia mail, già di pubblico dominio, è stata pubblicata dal sito www.Cesenate.web a questo indirizzo. Ringrazio questo sito per avermi dato visibilità e in particolar modo per il titolo inequivocabile: falso scoop.
Ecco il testo della mail che ho inviato, aspettando fiducioso una rettifica:

"Spettabile redazione, vi scrivo in merito al video che avete pubblicato in data odierna dal titolo "a 8 anni lottano in gabbia". Mi stupisco che un giornale un tempo serio come il corriere abbia potuto pubblicare un servizio tanto approssimativo quanto non attinente al vero.
Si parla di lotta in gabbia quale fosse una cosa negativa, senza considerare che la gabbia (che poggia su un tappeto morbido e circondata da parti imbottite e rete elastica) è utilizzata proprio per la salvaguardia degli atleti che evitano in tal modo di uscire dalla superficie di gara e eventualmente di infortunarsi. Inoltre la forma a ottagono o esagono della gabbia permette che non ci siano angoli troppo piccoli in cui eventualmente incastrarsi e di nuovo esporsi a infortuni. Ma questa è forse la trascuratezza minore da parte del giornalista, che non si rende conto di quale sport si stia praticando, ovvero lotta di sottomissione, sport praticato a livello mondiale e promosso dal coni quale terza specialità della disciplina Lotta (affianco a Greco-Romana e Libera che sono specialità olimpiche). In questo sport, per altro, non sono ammessi i colpi, di nessun genere, quindi non c'è da stupirsi che come dice il giornalista "sia assente ogni tecnica pugilistica", sarebbe stato preoccupante il contrario! Allo stesso modo non avrebbero avuto senso protezioni, come tutti sanno o arrivano a capire con un minimo di buon senso, la lotta non si pratica con protezioni proprio perchè gli incontri si disputano su superficie imbottita.
Non mi risulta che la polizia abbia mai indagato su manifestazioni di judo o di lotta olimpica a cui avessero preso parte bambini. Non si capisce in questo caso quale sia la differenza.
Non è un mistero che nella Grecia antica il luogo dedicato allo scambio intellettuale era lo stesso dedicato alla pratica della lotta: il gymnasio. Così come non è un mistero che lo stesso Platone fosse un esperto di questa disciplina. In breve, demonizzare uno sport nobile e antico come la lotta e non riconoscerene i meriti nello sviluppo del corpo e delle menti dei giovani significa non avere a cuore il benessere della propria comunità.
Francesco Ellia"

giovedì 22 settembre 2011

Stuck in reverse

Negli ultimi due mesi ci sono state un milione di cose che avrei voluto dire. E ci sono state almeno un milione di cose che avrei dovuto dire.
Non l'ho fatto e mi dispiace. Il fatto è che a volte il mio cervello e la mia voglia di fare viaggiano a ritmi diversi, si potrebbe dire che sono una persona pigra.
Ma quando ci si sente bloccati, e sembra impossibile andare avanti, come a me nel caso di questo blog, la cosa più importante diventa agire.

Sono successe davvero tante cose, ho vissuto un inimmaginabile numero di avventure dall'altra parte del mondo, e sono anche riuscito a tornare indietro.
Sono contento.
Spero che tutti possano vivere grandi avventure perchè le avventure sono il sale della vita. Ogni tipo di avventura vale, come ad esempio andare alla ricerca di una palestra di boxe sperduta in mezzo alle risaie e trovarsi poi iniziato ad una setta buddhista taiwanese. Storia vera.
Ma anche solo conoscere gli elefanti e marciare in mezzo alla jungla sulla schiena del più grande mammifero terrestre. Semplicemente straordinario. Un overdose di vita vera.
Se avete modo di stare per un po' lontano da tutto quello che è per voi conosciuto e sicuro, fatelo.

martedì 19 luglio 2011

I due fratelli e il monastero


Nei tempi passati vi era l'usanza che un viaggiatore potesse trascorrere la notte in un monastero zen, solo dopo aver sconfitto un monaco di casa, in un duello verbale basato sulla dottrina.
In un dato tempio vivevano due fratelli, entrambi monaci. Il più vecchio era saggio e esperto nello zen, mentre l'altro era sciocco e orbo da un occhio. Un giorno giunse un viaggiatore errante e andò dal fratello sciocco per sostenere il colloquio. Presto tornò dal maggiore dichiarandosi sconfitto. "Puoi raccontarmi comunque come si è svolta la vostra conversazione?" chiese il saggio monaco. "E' stata un esperienza preziosa, che non ha richiesto alcuna parola, ma nonostante questo io ne sono uscito sconfitto senza ombra di dubbio. Quando ho visto tuo fratello, ho mostrato subito l'indice, a simboleggiare l'unica natura di buddha presente in tutti noi. Allora tuo fratello, ha mostrato l'indice e il medio insieme, ovvero la natura di buddha che può essere raggiunta solo con l'insegnamento, il Dharma. Quindi ho replicato mostrando tre dita, la natura di buddha, l'insegnamento, e il Sangha, la comunità monastica che dedica la sua vita allo studio del Dharma. Tuo fratello a questo punto ha chiuso la mano, dimostrando che Buddha, Dharma e Sangha sono in realtà un unica cosa. Non sapendo come replicare ad una tale chiarezza mentale e capacità di sintesi mi sono dichiarato sconfitto e ora proseguo il mio cammino".
Allora il monaco si diresse dal fratello per sentire anche il suo racconto del dialogo.
"Dove si trova quello sciagurato?" disse il monaco orbo. "E' un vero maleducato, mi disturba che il nostro tempio debba ospitare una tale persona. Quando mi ha visto, non si è nemmeno degnato di sottoporsi al colloquio, come vorrebbe l'educazione, e senza nemmeno una parola ha alzato un dito perprendermi in giro per il fatto che avessi un occhio solo. Io comunque, ho cercato di far finta di niente, e per essere accomodante ho alzato due dita, complimentandomi con lui per il fatto che li avesse entrambi. Per tutta risposta il villano, ha adirittura rincarato la dose, mostrando tre dita e burlandomi del fatto che in due avevano solo tre occhi. A questo punto ho perso la pazienza e l'ho minacciato agitando il pugno".

lunedì 18 luglio 2011

La Presa della Bastiglia



L’importante non è fare esperienza, ma ricavare qualcosa da ogni esperienza fatta.
Da questa esperienza ho capito che il Vale Tudo, la lotta e il Jiu Jitsu sono sport di squadra.
Ricapitoliamo come ci sono arrivato.

Da quando pratico sport di combattimento ho sempre avuto il pallino che le MMA fossero la forma di confronto definitiva, laddove un incontro di Pugilato o di Jiu Jitsu è in primis una sfida di abilità circoscritte ad un particolare campo, le Mixed Martial Arts, con il loro quasi infinito numero di possibilità rappresentano soprattutto una sfida di Spirito, la tecnica come sempre ricopre un ruolo primario ma essendo così amplio lo spettro di situazioni in cui è possibile trovarsi nemmeno i più grandi campioni sono perfetti, cosa che invece a livello di singoli sport capita per determinati periodi della propria carriera. Non si tratta più quindi solo di quanto tu sia abile nel fare una cosa, ma quanto il tuo Spirito possa essere temprato nel farla. Ovviamente questo è presente in tutti gli sport, ma credo che nelle MMA sia preponderante, appunto perché la sola tecnica passa giocoforza in secondo piano.
Si faccia attenzione: non sto riducendo il tutto ad una rissa, au contraire, io lo vedo come la versione moderna dei vecchi duelli tra samurai con spade di legno, dove non necessariamente si moriva, ma capitava spesso e volentieri, pertanto chi ci si cimentava la vedeva come la prova ultima con la propria vita in palio. Per fortuna oggi non muore più nessuno, ma credo aiuti molto a ricreare lo stato mentale.

Questa divagazione giusto per far capire i motivi che mi hanno portato al Vale Tudo, pur considerandomi definitivamente un uomo del Jiu Jitsu. Questo torneo però, è arrivato in modo del tutto improvviso. Con 5 giorni di preparazione dopo un periodo in cui alternavo infortuni a riposo, diciamo che avrei potuto essere più pronto e anche rifiutando sarei stato scusato, però c’è una cosa di cui sono sempre stato fiero. Cioè il fatto di essere un lottatore. Allora mi sono detto che uno non può essere un lottatore solo quando gli fa comodo o gli piace dirselo, ma se uno vuole essere un lottatore deve fare quello che fanno i lottatori: lottare.
E qui torniamo all’inizio della storia, il perché siamo una squadra. Non ce l’avrei mai fatta da solo. Sarebbe stato letteralmente impossibile. In così poco tempo era impossibile raggiungere uno stato di forma ottimale, o elaborare qualche tecnica preziosa per l’occasione. L’unica cosa sensata da fare era lavorare su una strategia basata sul poco che già sapevo fare e poi applicarla con meno sbavature possibili. Gli ultimi allenamenti di striking li avevo fatti prima di novembre, da allora non avevo più tirato un pugno, in compenso avevo lottato 5 giorni a settimana, abbiamo cercato di impostare il gioco sulla lotta a terra, mirando non tanto a finalizzare quanto a guadagnare posizioni e poi colpire, sicuramente la cosa più immediata per chi non è abituato a lottare con i guantini e a cercare la finalizzazione con l’avversario che può difendersi con i colpi. Questo è stato il lavoro che ha fatto il mio Maestro Gianluca, ha letto il mio stile di combattimento e l’ha adattato alla situazione. Il mio amico Gianluca invece, le sere dopo allenamento mi ha messo nell’ordine mentale migliore per affrontare l’incontro, ricordandomi che potevo vincere. Poi, tutti, dal primo all’ultimo mi hanno dato disponibilità totale per qualsiasi tipo di sparring situazionale volessi fare, con o senza kimono. Matteino che mi aiuta ogni volta che ci alleniamo con la sua preziosa esperienza mi ha fatto fare degli sparring che mi sono stati preziosi; Simo mi ha organizzato un allenamento a Imola di mma con anche Zarbo, noto thaiboxer professionista di recente passato alle mma. E in più ogni volta che entravo in palestra tutti lavoravano per mettermi a mio agio. Persino la Cate dal Brasile mi ha mandato un messaggio di incoraggiamento ogni 10 minuti. Ho capito veramente cosa volesse dire far parte di un team, perché di solito gareggiamo tutti (grappling o bjj) e quindi magari non te ne accorgi, o pensi che comunque lo si faccia per ritorno, ora, che pensavo di essere da solo, ho invece scoperto di avere tutto il team. Una volta sul ring gli amici di Reggio Emilia mi hanno incitato (coinvolgendo nel tifo buona parte dei presenti) in maniera determinante. Infine il lavoro all’angolo di Raspa e Gianluca in sinergia è stato perfetto come sempre: comandi chiari, immediati e grande prontezza tra una ripresa e l’altra. Anche Angelo è stato un ottimo corner man non facendomi mancare nulla tra le riprese o tra i due incontri.
Sono stati il Rio Grappling quale entità astratta e il Club Atletico Bolognese quale luogo fisico che mi hanno permesso questa ricca serata di emozioni.
Senza tutti voi non ce l’avrei fatta, grazie di cuore amici miei la vittoria in questo torneo ve la dedico, siete il miglior team del mondo.

Ecco quindi perché sul ring il lottatore è la punta dell’iceberg, visibile e apparentemente pericoloso, ma è poi il team, la base sommersa, che affonda le navi.


Ecco i video dei due incontri, il secondo match non è completo, mancano altri 2 round da 2’ in ogni caso ho vinto ai punti. All’inizio volevo fare un commento, ma sinceramente ora non ne vedo più l’utilità: nel primo incontro con Manuel Conti c’è stata troppa poca azione per trarne le somme, l'unica cosa che si può dire è che l'atteramento judoistico è inguardabile.
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Nel secondo con Paolo Boroni abbiamo combattuto una vera battaglia, non lesinando però sugli errori: entrambi perso posizioni preziose, io non ho saputo gestire la situazione avendogli preso la schiena e soprattutto ho buttato via un armbar che era praticamente già fatta, cercando di recuperare poi con un goffo tentativo di chiave al piede.
Nello striking ci siamo sbizzarti di più verso gli ultimi extraround (non presenti), in cui io sono riuscito a tenere il centro e chiuderlo alle corde in un paio di occasioni, lui pur colpendo meno ha colpito più duro. 

Faccio i miei complimenti a questo avversario, prima di tutto per la correttezza e la lealtà con cui si è svolto il match, poi perché in fin dei conti come disse qualcuno, dopo aver condiviso 4 round di battaglia pulita sul ring è impossibile non stimare l’avversario.


Un ultimo appunto. Spesso subito prima e subito dopo l’incontro (a volte anche durante) ho fatto un po’ l’asino. Ci tengo a chiarire che non si è trattato di mancanza di rispetto verso nessuno, semplicemente combattere per me è una delle cose più divertenti che ci siano, e quindi cerco sempre di divertirmi al massimo, e se possibile di divertire al massimo anche chi sta guardando, e il massimo riconoscimento per me è sentire che ci sono riuscito.
Un ultimo appunto.2 ammetto che il titolo è un tantino altisonante, ma quando mi ricapita questa occasione? ahah