giovedì 6 settembre 2012

Jiu Jitsu e umiltà


Purtroppo anche quest'anno non ho potuto unirmi ai ragazzi del nostro team, il Rio Grappling Club per il camp estivo: 11 giorni di intenso allenamento di Jiu Jitsu.
Tuttavia non sono mancato il 1° settembre, giorno in cui al mio amico, maestro e ora anche coinquilino Gianluca è stata conferita la cintura nera da Mestre Roberto Atalla.
Si può prendere un percorso come quello di Gianluca (o Roberto, o chiunque altro si sia dedicato per lungo tempo all'arte suave) per osserare un insegnamento utile a tutti: il Jiu Jitsu è un arte che richiede umiltà. Senza di essa prima o poi ci si ferma, nemmeno il più talentuoso atleta può sperare di progredire se nel cuore è mosso da arroganza.
Quando otteniamo qualche successo, subito siamo portati a sentirci "arrivati", a sentirci i migliori. In un attimo dimentichiamo le fatiche che ci hanno spinto a questi brevi traguardi e di risultato diventiamo pigri, sicuri che ormai è tutta discesa. Osservando invece persone più esperte di noi, ci rendiamo conto che c'è sempre qualcuno più abile o forte e questo è sicuramente un grosso stimolo, se riusciamo ad avere l'umiltà da ammetterlo possiamo assumere queste persone come esempi, ricordando a noi stessi quanto piccoli siamo nel mondo e quanto invece lunga sia la strada, una strada lungo la quale nulla ci è dovuto ma va guadagnato con il sangue e il sudore.
Per citare Renzo Gracie, una cintura nera è solo una cintura bianca che non si è mai arresa.