giovedì 6 giugno 2013

Nella caverna... Parte due

"Supponi ora, che le catene vengano sciolte e sia guarita loro la mancanza di discernimento. Osserva che cosa dovrebbe, per forza di cose, capitare, se accadesse loro quanto segue. Se uno fosse sciolto dalle catene, e costretto ad alzarsi improvvisamente, girare il collo, camminare e levare lo sguardo verso la luce, potrebbe fare tutto questo solo soffrendo, e a causa del bagliore non sarebbe in grado di vedere quelle cose di cui prima vedeva le ombre. Gli accada dunque tutto ciò: che cosa credi che direbbe se uno gli dicesse che prima aveva visto solo nullità, mentre ora è più vicino alle cose reali, ed è rivolto verso ciò che è maggiormente reale, e vede quindi più correttamente? E, ancora, se uno gli mostrasse anche ciascuna delle cose che gli passano alle spalle e lo costringesse a rispondere alla domanda 'che cos'è?', non pensi che non saprebbe che pesci pigliare e riterrebbe che ciò che vedeva prima fosse più vero di ciò che gli viene mostrato adesso?"
"Certo".
"E magari se uno lo costringesse a guardare nella luce stessa, non gli farebbero male gli occhi e non si volgerebbe altrove, fuggendo verso ciò che la sua vista può sostenere, e non sarebbe dell'opinione che questo, cioè le ombre, sia di fatto più visibile di ciò che si vuole mostrare come reale?"
"Sicuramente è così".

mercoledì 22 maggio 2013

Nella caverna.. Parte Uno

"Immaginati di vedere degli uomini in una dimora sotterranea a forma di caverna. Il suo ingresso è in alto, rivolto al chiarore del giorno, e si estende lungo tutta la caverna. In questa dimora gli uomini si trovano fin dall'infanzia, incatenati alle gambe e al collo. Per questo essi rimangono allo stesso posto e guardano solo a ciò che sta davanti a loro - che è alla loro portata. A causa delle catene non sono in grado di girare la testa. Ma un chiarore viene loro da dietro, da un fuoco che brilla dall'alto e da lontano. Tra il fuoco e gli uomini incatenati, alle loro spalle, corre in alto una via lungo la quale immaginati sia costruito un muretto simile agli schermi che i burattinai erigono davanti agli spettatori, e al di sopra dei quali mostrano le loro marionette".
"Lo vedo" disse lui.
"E vedi come, lungo questo muro, degli uomini portino suppellettili di ogni tipo, statue e altre figure di pietra e di legno oltre a oggetti vari fabbricati dagli uomini. È naturale che alcuni dei portatori si intrattengano a parlare, mentre altri tacciano".
"Una strana immagine presenti, e strani prigionieri!"
"Uguali a noi uomini! Perché, cosa credi? Esseri simili dapprima non vedono, di se stessi come degli altri, nient'altro che le ombre proiettate dalla luce del fuoco sulla parete della caverna che sta loro di fronte".
"E come potrebbe essere diversamente, se per tutta la vita sono costretti a tenere immobile il capo?"
"Ma che cosa vedono delle cose trasportate dietro di loro? Non vedono forse proprio questo, cioè ombre?"
"Che cosa, se no?"
"Se ora essi fossero in grado di parlare tra di loro di ciò che vedono, non credi che prenderebbero le ombre per oggetti reali?"
"Necessariamente"
"Ma che cosa accadrebbe, se quella caverna emettesse un'eco dalla parete che sta loro di fronte e alla quale guardano, ogni volta che parla uno di quelli che passano dietro di loro? Credi che essi riterrebbero che ciò che parla sia qualcosa di diverso dalle ombre che passano loro davanti?"
"No, affatto, per Zeus!"

[...Continua...]

domenica 31 marzo 2013

Intervista al Gran Maestro Carlson Gracie

Per quanto lontano uno possa camminare da solo, dovrebbe sempre avere il tempo per volgere uno sguardo indietro, al passato, e ricordare le proprie radici. Per questo motivo quando ho trovato questa intervista al Gran Maestro Carlson Gracie (sul sito http://www.bjj.org) ho deciso di tradurla e riproporla sul mio blog. L'intervista condotta da Tatiana Andre di O'Tatame Magazine, si è svolta alla fine del 1997, subito dopo UFC 15, in cui Randy Couture ha sconfitto Vitor Belfort in un super fight della categoria pesi massimi.

Ecco il testo dell'intervista tradotta:



Tatiana:
Chi era il migliore nel Jiu Jitsu: Rolls o Rickson?
Il Gran Maestro con la cintura blu, usata prima
dell'adozione della cintura nera,  nel Vale Tudo

Carlson Gracie:
Rolls, senza dubbio. Era molto più tecnico, un fenomeno.

Tatiana:
E nel Vale Tudo? Chi è il più grande lottatore che tu abbia mai visto?

Carlson Gracie:
Fino ad ora, è Vitor Belfort. Ce ne sono molti di ottimi, ma il migliore è Vitor.

Tatiana:
Liborio ha la fama di essere il miglior lottatore di Jiu Jitsu del tuo team. Tutti dicono che è un finalizzatore. Pensi che potrebbe battere Rickson in un incontro di Jiu Jitsu sportivo?

Carlson Gracie:
Sicuramente vincerebbe lui (Liborio). Non ho dubbi.

Tatiana:
Ma perchè non combatte nel Vale Tudo?

Carlson Gracie:
Perché è sponsorizzato dal Banco do Brasil (una delle più grandi banche brasiliane ndr) e a loro non piace il Vale Tudo. Ma ne abbiamo parlato. Anche nel Vale Tudo è un fenomeno, lo posso garantire io.

Tatiana:
Nella tua accademia, ci sono lottatori che hanno un livello tecnico altissimo, per esempio, Murilo, Zè Mario, Crezio, Amaury, De La Riva, etc Non molto tempoi fa, Wallid era il più noto al pubblico. Era davvero lui il miglior lottatore del tuo team, o la sua fama era più dovuta ad una capacità di autopromuoversi?

Carlson Gracie:
Wallid è un buon lottatore, ma non è mai stato il migliore dei miei. Ci sono molte persone prima di lui.

Tatiana:
Non c’è stata alcuna gelosia tra i lottatori sopra menzionati verso Wallid?

Carlson Gracie:
No. Sebbene lui abbia fatto molta auto promozione, non c’è mai stato alcun tipo di gelosia. In realtà, il marketing portato avanti da Wallid ha aiutato a promuovere anche gli altri lottatori dell’accademia. Quindi tutto è finito al meglio per tutti quanti.

Tatiana:
Pensi che Amaury avrebbe avuto risultati migliori in UFC se fosse stato preparato da te? Cosa ne pensi di lui come lottatore di Vale Tudo, e come sono i vostri rapporti ora?

Carlson Gracie:
Guarda, i nostri rapporti sono ottimi. Non so cosa gli sia successo riguardo al Vale Tudo negli Stati Uniti. Era morto, con nessun condizionamento fisico, con nessun condizionamento tecnico. Se fossi stato il suo allenatore, nel modo in cui ha combattuto, non l’avrei lasciato combattere.  Avrebbe potuto perdere da chiunque. Nonostante ciò, io penso sia comunque un grande lottatore di Vale Tudo.

Tatiana:
Cosa puoi dirci riguardo a nomi come Marco Ruas e Hugo Duarte?

Carlson Gracie:
Sono entrambi buoni combattenti, ma non tra i migliori. Una prova di ciò è che loro non vogliono affrontare i miei lottatori. 

Tatiana:
Come sono i rapporti con la tua famiglia? Cosa ne pensi delle accuse che Reylson ha mosso contro di te?

Carlson Gracie:
Reylson è mentalmente ritardato, pazzo e dovrebbe stare in un ospedale psichiatrico. Non ho risposte per un famigerado. Riguardo il resto della famiglia, ora è tutto a posto. Anche se ci sono alcune piccole cose su cui non sono ancora d'accordo. Ma nel ring, non mi interessa. Il mio Jiu Jitsu è completamente differente dal loro, la mia tecnica non ha nulla a che fare con il "Gracie Jiu Jitsu". IO SONO CARLSON GRACIE e questa è la mia strada, e chiunque si pone su di essa dovrà affrontare i miei lottatori sul ring.

Tatiana:
Come è stato il tuo inizio negli Stati Uniti? Com’è la tua vita ora? Ne è valsa la pena sotto ogni aspetto, incluso quello economico?

Carlson Gracie:
Guarda, all’inizio è stato un disastro. Lavoravo con uno stronzo di nome Federico La Penda. Questo ragazzo era il più grande di L.A. Non so come un uomo come quello possa promuovere eventi di Vale Tudo qui in Brasile. Così, a causa di ciò, le cose andavano davvero male all’inizio. Adesso, al giorno d’oggi, nonostante non abbia un accademia di mia proprietà, la mia situazione è davvero buona. Ora in novembre, aprirò una grande academia. Sto diffondendo il Jiu Jitsu in tutto il mondo. Ho i miei lottatori in grandi eventi, e per me questo è fantastico.

Tatiana:
Come hai incontrato Al Stankie e come ha iniziato lui ad allenare Vitor nella boxe?

Carlson Gracie:
Un giorno Vitor è venuto ad allenarsi al L.A. Boxing Club (uno dei centri pugilisitici più grandi di L.A. ndr). Al Stankie l’ha visto allenarsi ed è andato a parlare con lui e dirgli che ha visto un grande potenziale in lui, e che avrebbe voluto iniziare ad allenarlo. E’ andata così.

Tatiana:
Cosa vedi nel futuro di Vitor?

Carlson Gracie:
Dunque, nel Vale Tudo è già al top. Nel pugilato, secondo Al Stankie, ha un grande futuro davanti.

Tatiana:
Cosa penseresti di lui, se dovesse lasciare il Vale Tudo per concentrarsi sulla boxe?

Carlson Gracie:
Non è un futuro possibile, solo chiacchere da parte dei suoi contestatori. In futuro combatterà in entrambi.

Tatiana:
Permetteresti che lasciasse il Vale Tudo ora?

Carlson Gracie:
Chi sono io per dirgli di non combattere? Non sarei d’accordo, ma se lui volesse lasciare, cosa potrei farci io? Comunque penso di no, lui ama il Vale Tudo, è stato grazie al Vale Tudo che si è fatto una fama. Credo che possa fare entrambe le cose, allo stesso tempo, perfettamente.

Tatiana:
Ti lamenti sempre riguardo agli arbitri nelle competizioni di Jiu Jitsu. Come vedi questo problema oggigiorno?

Carlson Gracie:
Ho visto I più grandi, assurdi e peggiori errori arbitrali qui in Brasile. C’era un incontro tra Royler e Joao Roque ai campionati nazionali del ’94. Quello che fecero a quel ragazzo ha dell’incredibile. Hai mai visto qualcuno perdere cinque a zero, conto 4 vantaggi a causa dell’arbitro? Joao aveva chiaramente 5 punti su Royler (e ho il video dell’incontro per provarlo) e l’arbitro, Redley, non glieli ha contati. In realtà, in quell’incontro, anche se non ci fossero stati punti, avrebbe dovuto vincere Joao Roque. Il mio video non mi permette di mentire. C’è un tizio, un certo “Big Head”, e lui è la più grande canaglia nel mondo dell’arbitraggio, non capisco come possa tornare a casa e guardare sua moglie e i suoi figli: è un farabutto. Ci sono persone che fanno errori perché non conoscono bene le cose, ma poi ci sono persone che lo fanno di proposito. Un altro esempio: Royler stava arbitrando un incontro con uno dei miei studenti al campionato Pan-Americano, una lotta tra Anderson e Claudio Moreno, la finale. Poco prima, in un'altra finale dello stesso torneo, Royler venne da me e mi disse: “Carlson, ora voglio vedere il tuo studente contro il mio. Il suo allievo aveva vinto cinque incontri e stava per disputare la finale contro Daniel Christoph, quindi ho detto: “Il tuo allievo sta per lottare con quel ragazzo biondo? Uomo, quel ragazzo batterebbe persino te. Basta dire cazzate, se il tuo studente non batte, non conta”. Poi dopo due o tre minuti, Daniel dominò l’incontro e finalizzò l’avversario. Quindi ebbi il mio momento per ridere. Subito dopo venne Carlinhos e disse a Royler di arbitrare la lotta di Anderson. Quello che fece allora fu troppo; fu un vero crimine. Anderson aveva sette punti, e Claudio Moreno solo due. Royler alzò il braccio di Claudio. Sapeva di stare barando. Era 7-2 per Anderson. Penso che a Royler fu ordinate di fare così. Penso che glielo abbia detto Carlinhos: se Anderson avesse vinto quell’incontro, allora la mia academia avrebbe vinto il titolo a squadre.

Tatiana:
Parlando di questo, quali sono ora i tuoi rapporti con la federazione?

Carlson Gracie:
Non ho più alcun rapporto con loro. Ho preso parte al mondiale come protesta ma ora la mia academia non parteciperà mai più. Non solo ti fanno pagare tantissimo per l’iscrizione, ma in più barano. Stiamo facendo la nostra federazione ora, faremo competizioni migliori, dove li atleti pagheranno poco o nulla, perché di fatto è così che dovrebbe essere: è assurdo; i lottatori fanno lo show, eppure hanno da pagare per farne parte. Tutti i soldi finiscono nelle tasche del presidente della federazione.



martedì 18 dicembre 2012

Come preparare una gara: la mia esperienza al Livorno Grappling Challenge


Prima di narrare la mia esperienza in quel di Livorno, devo postare questo video, che un caro amico ha realizzato e mi ha estremamente motivato, vi chiedo di diventare fan della sua pagina facebook e seguire il suo canale youtube: questo ragazzo ha veramente dei numeri e si merita tutto il nostro supporto.


Una sfida perfetta
Livorno Grappling Challenge, 9 dicembre 2012. Torneo di Grappling nogi. Esattamente sei giorni prima della mia operazione. La fisioterapia ha arginato i danni maggiori e mi ha permesso di ritornare con una limitata funzionalità in palestra da ormai un mese, dopo un lungo stop. Non so cosa esattamente mi abbia spinto ad iscrivermi, l'invidia verso i miei amici che gareggiavano, la necessità di competere, il bisogno di impormi, o semplicemente la paura: la paura che dopo l'operazione qualcosa andasse storto o i tempi fossero troppo lunghi e che questa fosse la mia ultima opportunità per esserci. Non me la lascio sfuggire e in bilico tra determinazione e delirio inizio a pensare come prepararmi al meglio, per massimizzare i risultati e ridurre i danni. Sfrutto l'occasione per testare le mie abilità riguardo la programmazione dell'allenamento, un argomento che da anni mi affascina e a cui ho dedicato parecchio del mio tempo libero.
In un certo senso, è il torneo perfetto: una grandissima sfida tra me, il mio corpo, l'infortunio e in secondo piano gli avversari, compagni di viaggio in questa discesa verso la conoscenza dei propri limiti. Poche cose da fare e l'imperativo di farle bene. Niente fronzoli. Niente distrazioni. Nessuna ideologia, nessuna emotività. La battaglia perfetta.

Il punto della situazione
A questo punto procedo in modo schematico, faccio una panoramica della mia situazione e ne ricavo quanto segue: sono infortunato gravemente ad un braccio, un legamento è rotto; l'inattività prolungata degli ultimi mesi ha portato via circa 4 kg di peso, in prevalenza massa muscolare a cui è conseguito un calo sia della forza ma sopratutto del cardio.
Calcolo che mi ci vogliono due + due settimane di preparazione totale, il che è un bene visto che è più o meno il tempo che ho. Nelle prime due settimane mi occupo del 'condizionamento' ovvero riportare il mio corpo in carreggiata e sopratutto abituarlo a grossi volumi di lavoro, in vista del secondo blocco, la preparazione specifica.
Nel mentre mando l'iscrizione: classe B 77 kg.

Condizionamento
Per quanto riguarda il condizionamento evito quasi completamente i sovraccarichi: la tecnica di alzata non era valida già prima dell'infortunio e l'inattività prolungata l'ha ulteriormente deteriorata, mi concentro solo su squat completo con bilanciere eseguito in modo tecnico a basso carico e alto volume e su diverse serie di balzi a corpo libero.
Inserisco il cardio sotto forma di sessioni di corsa su strada a medio-lunga durata (40'-50').
Il grosso del lavoro (circa 90%) lo svolgo sulla materassina, in prevalenza seguendo alla lettera i dettami del mio maestro riguardo a drill sport-specifici, e lunghe sessioni di sparring.
Purtroppo al termine delle due settimane, nonostante un netto miglioramento nella forza il cardio è ancora indietro e sopratutto il mio peso corporeo aumenta di circa 2,5 kg e questo si rivela problematico essendo già al limite della categoria di peso.

Preparazione Specifica
Inizio le successive due settimane di preparazione specifica con una tre giorni di allenamento a Ferrara, nella palestra del mio amico Matteo Menne si trova infatti il Maestro Atalla in visita. L'allenamento è orientato su dettagli tecnici, sparring specifico e sparring generale, esattamente quello di cui ho bisogno in vista della gara, approfitto ovviamente del fatto di avere nuovi sparring partner rispetto ai ragazzi con cui scambio ogni sera a Bologna. Le sere seguenti adottiamo un protocollo simile anche a Bologna. A questo punto ho iniziato la dieta necessaria al calo del peso. Nell'ultima settimana mi trovo nella spiacevole situazione di dover intensificare il lavoro aggiungendo anche maggiori sedute di cardio per raggiungere il peso finale della categoria, un errore di calcolo da tenere a mente per le future gare: la grossa perdita di massa muscolare dovuta probabilmente al mio fisico ectomorfo, è stata rapidamente compensata dall'intensificare l'allenamento e questo ha falsato il mio calcolo in merito ai kg da perdere. Ancora una volta si dimostra vitale trovare il proprio peso target e cercare di mantenerlo quanto più possibile fuori dalle gare per arrivare in forma all'appuntamento, dedicando gli ultimi giorni al taper (scarico) e non alla perdita di peso sino all'ultimo minuto.
Il secondo blocco ha avuto quindi la duplice valenza: preparazione tecnica specifica, ma anche strategica, portandomi ad elaborare nuove posizioni compatibili con il mio infortunio: sapevo fin troppo bene che avrei avuto difficoltà ad applicare il mio consueto stile di lotta.

Il giorno del Torneo
Un altra, inevitabile, difficoltà tecnica, è il doversi svegliare alle 5 del mattino, alterando i ritmi e riducendo di parecchio il tempo di riposo. Purtroppo Livorno è lontana ed è prioritario svolgere il peso il prima possibile.
Fortunatamente ho con me tutti i miei amici e compagni, e quindi la trasferta è più una vacanza che una pesante incombenza.
Sento una forte tensione per la gara, troppo tempo che non competo, e le condizioni sono instabili.
Il peso si svolge senza alcun problema: sono sotto di qualche etto.
Dopo mangiato attendo un po' e inizio il warm up, ancora una volta sento la tensione per il rientro, e ancora una volta i miei amici sono di grande utilità in tutto questo.
Escono i tabelloni di gara: siamo in 5 in categoria, quindi lotteremo con un girone all'italiana, tutti lottano con tutti e sulla base di chi ha più vittorie si compone il podio. In caso di parità vengono assegnati più punti a chi finalizza.
Il primo turno mi vuole con il mio amico e compagno di squadra Marco. Decidiamo di condividere (lottiamo all'ultimo sangue ogni sera in palestra..) e Marchino incarnando al meglio lo spirito di squadra richiesto dal nostro sport mi fa vincere.
Nel secondo turno devo affrontare un atleta che non conosco, ma riesco a vincere per finalizzazione. Questo però mi porta a sforzare parecchio il braccio infortunato.
Nel terzo incontro affronto un atleta della provincia, che in passato ha lottato con un mio compagno di squadra. Compio un errore di valutazione e vengo portato a terra, dove attuo una strategia di sopravvivenza, alla fine grazie a due portate a terra riesco a vincere 2-0. Una vittoria molto risicata dato che ormai ero fuori con il fiato.
Il quarto e ultimo turno mi vuole con un altro atleta che non conosco, ormai sono in difficoltà con il fiato e devo lottare amministrando, solo verso il finale quando il punteggio è 6-0 per me tento qualche finalizzazione che però non riesco a chiudere.
Incredibilmente, nonostante le premesse, il primo gradino del podio è mio!
Devo complimentarmi con Marco per il suo terzo posto, avendo vinto tutte le lotte tranne quella con il mio terzo avversario e sopratutto con Gianluca, il mio Maestro che mi ha fatto ottimamente da angolo come al solito, in più oltre ad aver vinto la sua categoria in classe A è stato pure premiato miglior atleta dell'evento!
Complimenti anche a tutti i miei compagni di squadra per le numerose medaglie portate a casa, 9 su 12 atleti iscritti, penso che stiamo lavorando davvero bene ed in modo intelligente.
Grazie a Lorenzo Bulfone, informatico, lottatore, fotografo. Che pur portandosi a casa un bell'argento in classe B ha trovato il tempo di fare queste foto stupende.
Ottima come sempre, l'organizzazione del Maestro Serrini, che da anni ha reso questo torneo un appuntamento fisso nel panorama del Grappling italiano.



Analisi finale
Non è stato il migliore torneo della mia vita. Nonostante il risultato positivo credo, anzi so, di aver lottato e gestito meglio in altre competizioni. Mi soffermo quindi sui principali aspetti negativi. Ciò che ho subito di più è stata la mancanza di forza e di cardio, dal terzo incontro in poi. Aspetti su cui devo lavorare se voglio continuare a competere in una categoria che spesso prevede anche 6 incontri consecutivi a torneo. Uguale per quanto riguarda la variabile peso: va considerata più attentamente.
L'organizzazione del lavoro ha comunque pagato molto bene: in così poco tempo non si poteva far di meglio. L'alternanza di blocchi di lavoro e la valutazione del volume totale di allenamento hanno certamente portato buoni risultati permettendomi di dosare bene i tempi di recupero e arrivare alla gara in uno stato di forma complessivamente buono, dopo oltre 6 mesi di inattività.
La tensione inizialmente avvertita è sparita una volta posato il piede sul tatami, in fin dei conti avrebbe senso che io fossi spaventato di eseguire un brano al piano forte, di fare tiro con l'arco, ma la lotta è qualcosa che fa parte di me e del mio animo, è impossibile che mi spaventi. Zero tensione avvertita durante il torneo.
Per quanto riguarda il gareggiare infortunati: non lo farò mai più. Si è trattato di un gesto avventato di cui mi sono pienamente reso conto solo una volta finito tutto, la nevrosi da agonismo, quella strana forza che ti porta a competere in ogni torneo nazionale ogni volta possibile, mi ha reso cieco e ho rischiato davvero troppo. Non vale la pena fare un torneo per stare fermi poi un anno, questa volta mi è andata bene, ma mi ha portato sopratutto a riflettere su quale sia il vero significato di vittoria, di cui parlerò in un prossimo articolo.

mercoledì 28 novembre 2012

Sul fondamento della morale


E' possibile individuare un fondamento della morale? Oggi giorno l'opinione che va per la maggiore è che, no, non è possibile. La morale viene vista come convenzione, e quindi priva di principi universali o una qualche verità alla base. Eppure, in somma linea di principio si possono individuare alcuni punti comuni, in ogni angolo del globo. Ad esempio, tutta la cultura umana concorda sulla necessità di rispettare la donna. La grossa differenza è il modo in cui tale rispetto viene portato: il velo nell'islam e le quote rosa nell'europa del nord (un esempio facile, ma che non deve essere facilmente liquidato: bisogna comprendere prima di cassare le altre posizioni). Cosa significa tutto ciò? C'è un principio divino che muove l'uomo dal suo interno, e in ogni angolo del mondo lo spinge in una direzione vagamente simile, ma è poi la sua fallacia a farlo deragliare? Oppure è tutto frutto di un utilitarismo, che per simili condizioni si ripete in tutto il mondo? In fin dei conti, persino il V comandamento non è: "non uccidere" è: "non uccidermi, che io non ti uccido".

domenica 11 novembre 2012

The Green Fields of France


Oh, come stai, giovane Willy McBride?
Ti da fastidio se mi siedo qui sulla tua lapide
e mi riposo per un poco al caldo sole estivo?
Ho camminato tutto il giorno, e ora sono quasi esausto
Ma vedo dalla tua lapide, che avevi solo 19 anni
quando hai preso parte alla grande disfatta del 1916
Bhe spero tu sia morto in fretta,
e spero tu sia morto in modo pulito
Oh, Willy McBride, è stato lento e osceno

Hanno percosso i tamburi con ritmo lento?
Hanno soffiato nelle cornamuse toni gravi?
Hanno suonato la marcia funebre mentre ti portavano giù?
I flauti suonavano 'i fiori della foresta'?

E tu, lasciavi una moglie, o un amante?
In qualche cuore leale, la tua memoria è conservata,
e anche se sei morto nel lontano 1916
per quel cuore leale avrai per sempre 19 anni
O forse eri uno straniero, senza nemmeno un nome,
per sempre impresso dietro un qualche vecchio vetro
in una vecchia foto, piegata, sbiadita e strappata
che sfuma verso il giallo in una cornice di pelle marrone

Il sole brilla su questi verdi campi di Francia
il vento tiepido soffia gentile, e i papaveri rossi danzano con lui
le trincee sono scomparse da tanto tempo sotto l'aratro
Nessun gas, filo spinato o pistole sparano più
Ma qui, in questo cimitero che è ancora terra di nessuno
le infinite croci bianche stanno in muta testimonianza
della cieca indifferenza dell'uomo sul suo prossimo
E un intera generazione è stata macellata e condotta alla dannazione

E io non posso essere d'aiuto, ma posso domandarmi, oh Willy McBride
se tutti quelli che riposano qui sanno perché sono morti
Gli avete veramente creduto, quando vi hanno detto le cause?
Credevate davvero, che questa guerra avrebbe posto fine a tutte le guerre?
Bene.. la sofferenza, il dolore, la gloria e la vergogna,
l'uccidere e il morire, è stato fatto tutto per nulla
Oh, Willy McBride, è successo tutto un altra volta,
e un altra ancora, e ancora, e ancora, e ancora

venerdì 9 novembre 2012

Solo un' altra ordinaria domenica


La strada è sempre quella, la gente più o meno pure.
Diverse ore di strada, e partenza con un giorno di anticipo.
L'unica differenza è che ormai eravamo troppi per la macchina, e dobbiamo noleggiare un furgone. Comunque ci siamo. Otto uomini, relative borse e una bilancia. Poco cibo, anzi quasi niente. Avremo modo di mangiare, ma dopo. Partiamo. C'è pathos, inutile negarlo. C'è chi domani sarà campione. Chi uscirà al primo turno. Chi semplicemente ha ballato troppe volte questa danza per scomporsi.
Il viaggio è breve, finisce sempre prima che tu lo immagini. Dormiamo al solito posto. Mangiamo in un posto come tanti altri, non è per il dormire o per il mangiare che siamo qui.
Il mattino dopo arriviamo al Palafijlkam, e iniziano le magie.
Undici ore dopo usciamo. Soddisfatti, felici, contenti. Tutti. C'è chi è diventato campione, e c'è chi è uscito al primo turno, c'è chi è stato qui per l'ennesima volta, quasi a domandarsene il motivo, e c'è chi ha debuttato. Tutti sono contenti. Io sono forse il più contento.
Quei quattro tappeti hanno solo uno scopo: ricordarci perchè passiamo ogni maledetta serata chiusi tra quattro mura in una buia palestra. Per questo, per poter scendere quei cinque minuti su questi tappeti e ricordare a noi stessi chi siamo e cosa facciamo. Siamo alla stregua di chi ha una dipendenza, una volta provata l'adrenalina della gara non ne possiamo più fare a meno, ne vogliamo altra.
 Non ti sei ancora raffreddato, devi fare i conti con i danni che ti sei procurato in queste giornate. Si, perché ogni torneo è un massacro. Se ti va bene è una contrattura, un leggero stiramento. Un dito rotto, ed è ancora roba da ridere. Può essere invece qualcosa che ti tenga fermo per un anno, ma non pensi mai che avresti potuto evitarlo, pensi solo ad aggiustarti alla meglio per essere pronto a romperti di nuovo il prima possibile. Perché rivuoi quei meravigliosi cinque minuti di adrenalina. 
Gloria? Di vera gloria poca. Poca e per pochi. La maggior parte delle persone sanno che non sono qui per entrare nella leggenda, ma non gliene importa nulla. Perché nessuno toglierà mai loro quei meravigliosi cinque minuti, in cui sono stati dei della guerra.


La Lotta ti insegna tanto, tantissimo. Tu però devi avere le orecchie per sentire quello che ti insegna, non puoi stare passivamente ad aspettare che essa faccia di te un uomo. Devi avere il coraggio di imparare dalla Lotta. Tu ti credi il migliore. La Lotta ti presenta altre persone, migliori di te, più forti. Tu ora puoi dirti che eri stanco, che hai un infortunio, che quel giorno pensavi ad altro. Oppure puoi avere il coraggio di riconoscere che il tuo avversario era migliore. Una volta è facile. Non ci vuole nulla a riconoscere che il proprio maestro è migliore, ci sentiremo arroganti a non farlo, e nemmeno quello ci piace. Due volte si sopporta. Se intorno alla centesima volta, ancora riuscirai a non trovare scuse, allora sei sulla buona strada. Allora forse lasci nel tuo cuore uno spazio in cui può svilupparsi l'umiltà. L'umiltà è la fondamenta del rispetto. Il rispetto è la fondamenta dei rapporti umani, senza di esso non si sarà mai veramente amati.
La Lotta ti insegna anche che arrivano i risultati. Passi un anno ad allenare una tecnica, e non funziona. Poi un giorno, magia, funziona. E prima che tu te ne renda conto è diventato un tuo colpo. Ora puoi dire, sono proprio bravo, un signor lottatore. Oppure puoi dire, sono stato bravo (ad arrivare fin qui): occorre andare avanti. Occorre ripercorrere la stessa strada per ogni altra tecnica.
C'è un trucco in tutto questo, e va svelato. La Lotta è una maestra più generosa verso gli scarsi. Solo a loro infatti, mostra tutte le asprità del mondo in cui viviamo. Bisogna essere davvero scarsi per ottenere gli insegnamenti più preziosi: bisogna arrivare al punto di perdere la speranza e pure andare avanti. Solo loro, gli ultimi tra gli ultimi impareranno il vero valore della persistenza.
Questi sono alcuni degli insegnamenti che la la Lotta può offrire a chi è in grado di recepirli, ma badate bene, non a tutti. Abbiate la forza di ascoltarli.

Insomma, in quella maledetta domenica abbiamo capito una cosa: non è tanto la lotta a renderti una persona migliore, ma ci sono cose che chi non è lottatore non capirà mai.