lunedì 18 luglio 2011

La Presa della Bastiglia



L’importante non è fare esperienza, ma ricavare qualcosa da ogni esperienza fatta.
Da questa esperienza ho capito che il Vale Tudo, la lotta e il Jiu Jitsu sono sport di squadra.
Ricapitoliamo come ci sono arrivato.

Da quando pratico sport di combattimento ho sempre avuto il pallino che le MMA fossero la forma di confronto definitiva, laddove un incontro di Pugilato o di Jiu Jitsu è in primis una sfida di abilità circoscritte ad un particolare campo, le Mixed Martial Arts, con il loro quasi infinito numero di possibilità rappresentano soprattutto una sfida di Spirito, la tecnica come sempre ricopre un ruolo primario ma essendo così amplio lo spettro di situazioni in cui è possibile trovarsi nemmeno i più grandi campioni sono perfetti, cosa che invece a livello di singoli sport capita per determinati periodi della propria carriera. Non si tratta più quindi solo di quanto tu sia abile nel fare una cosa, ma quanto il tuo Spirito possa essere temprato nel farla. Ovviamente questo è presente in tutti gli sport, ma credo che nelle MMA sia preponderante, appunto perché la sola tecnica passa giocoforza in secondo piano.
Si faccia attenzione: non sto riducendo il tutto ad una rissa, au contraire, io lo vedo come la versione moderna dei vecchi duelli tra samurai con spade di legno, dove non necessariamente si moriva, ma capitava spesso e volentieri, pertanto chi ci si cimentava la vedeva come la prova ultima con la propria vita in palio. Per fortuna oggi non muore più nessuno, ma credo aiuti molto a ricreare lo stato mentale.

Questa divagazione giusto per far capire i motivi che mi hanno portato al Vale Tudo, pur considerandomi definitivamente un uomo del Jiu Jitsu. Questo torneo però, è arrivato in modo del tutto improvviso. Con 5 giorni di preparazione dopo un periodo in cui alternavo infortuni a riposo, diciamo che avrei potuto essere più pronto e anche rifiutando sarei stato scusato, però c’è una cosa di cui sono sempre stato fiero. Cioè il fatto di essere un lottatore. Allora mi sono detto che uno non può essere un lottatore solo quando gli fa comodo o gli piace dirselo, ma se uno vuole essere un lottatore deve fare quello che fanno i lottatori: lottare.
E qui torniamo all’inizio della storia, il perché siamo una squadra. Non ce l’avrei mai fatta da solo. Sarebbe stato letteralmente impossibile. In così poco tempo era impossibile raggiungere uno stato di forma ottimale, o elaborare qualche tecnica preziosa per l’occasione. L’unica cosa sensata da fare era lavorare su una strategia basata sul poco che già sapevo fare e poi applicarla con meno sbavature possibili. Gli ultimi allenamenti di striking li avevo fatti prima di novembre, da allora non avevo più tirato un pugno, in compenso avevo lottato 5 giorni a settimana, abbiamo cercato di impostare il gioco sulla lotta a terra, mirando non tanto a finalizzare quanto a guadagnare posizioni e poi colpire, sicuramente la cosa più immediata per chi non è abituato a lottare con i guantini e a cercare la finalizzazione con l’avversario che può difendersi con i colpi. Questo è stato il lavoro che ha fatto il mio Maestro Gianluca, ha letto il mio stile di combattimento e l’ha adattato alla situazione. Il mio amico Gianluca invece, le sere dopo allenamento mi ha messo nell’ordine mentale migliore per affrontare l’incontro, ricordandomi che potevo vincere. Poi, tutti, dal primo all’ultimo mi hanno dato disponibilità totale per qualsiasi tipo di sparring situazionale volessi fare, con o senza kimono. Matteino che mi aiuta ogni volta che ci alleniamo con la sua preziosa esperienza mi ha fatto fare degli sparring che mi sono stati preziosi; Simo mi ha organizzato un allenamento a Imola di mma con anche Zarbo, noto thaiboxer professionista di recente passato alle mma. E in più ogni volta che entravo in palestra tutti lavoravano per mettermi a mio agio. Persino la Cate dal Brasile mi ha mandato un messaggio di incoraggiamento ogni 10 minuti. Ho capito veramente cosa volesse dire far parte di un team, perché di solito gareggiamo tutti (grappling o bjj) e quindi magari non te ne accorgi, o pensi che comunque lo si faccia per ritorno, ora, che pensavo di essere da solo, ho invece scoperto di avere tutto il team. Una volta sul ring gli amici di Reggio Emilia mi hanno incitato (coinvolgendo nel tifo buona parte dei presenti) in maniera determinante. Infine il lavoro all’angolo di Raspa e Gianluca in sinergia è stato perfetto come sempre: comandi chiari, immediati e grande prontezza tra una ripresa e l’altra. Anche Angelo è stato un ottimo corner man non facendomi mancare nulla tra le riprese o tra i due incontri.
Sono stati il Rio Grappling quale entità astratta e il Club Atletico Bolognese quale luogo fisico che mi hanno permesso questa ricca serata di emozioni.
Senza tutti voi non ce l’avrei fatta, grazie di cuore amici miei la vittoria in questo torneo ve la dedico, siete il miglior team del mondo.

Ecco quindi perché sul ring il lottatore è la punta dell’iceberg, visibile e apparentemente pericoloso, ma è poi il team, la base sommersa, che affonda le navi.


Ecco i video dei due incontri, il secondo match non è completo, mancano altri 2 round da 2’ in ogni caso ho vinto ai punti. All’inizio volevo fare un commento, ma sinceramente ora non ne vedo più l’utilità: nel primo incontro con Manuel Conti c’è stata troppa poca azione per trarne le somme, l'unica cosa che si può dire è che l'atteramento judoistico è inguardabile.
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Nel secondo con Paolo Boroni abbiamo combattuto una vera battaglia, non lesinando però sugli errori: entrambi perso posizioni preziose, io non ho saputo gestire la situazione avendogli preso la schiena e soprattutto ho buttato via un armbar che era praticamente già fatta, cercando di recuperare poi con un goffo tentativo di chiave al piede.
Nello striking ci siamo sbizzarti di più verso gli ultimi extraround (non presenti), in cui io sono riuscito a tenere il centro e chiuderlo alle corde in un paio di occasioni, lui pur colpendo meno ha colpito più duro. 

Faccio i miei complimenti a questo avversario, prima di tutto per la correttezza e la lealtà con cui si è svolto il match, poi perché in fin dei conti come disse qualcuno, dopo aver condiviso 4 round di battaglia pulita sul ring è impossibile non stimare l’avversario.


Un ultimo appunto. Spesso subito prima e subito dopo l’incontro (a volte anche durante) ho fatto un po’ l’asino. Ci tengo a chiarire che non si è trattato di mancanza di rispetto verso nessuno, semplicemente combattere per me è una delle cose più divertenti che ci siano, e quindi cerco sempre di divertirmi al massimo, e se possibile di divertire al massimo anche chi sta guardando, e il massimo riconoscimento per me è sentire che ci sono riuscito.
Un ultimo appunto.2 ammetto che il titolo è un tantino altisonante, ma quando mi ricapita questa occasione? ahah

2 commenti:

  1. Bravo ccioffane, mi auguro di vederti presto in azione e di rollare insieme a te e con tutti i vecchi compari del RGC. Bravo anche per la scrittura, non finalizzare l'italiano è una cosa che apprezzo sempre molto :). Saluti, Nik.

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  2. grazie, quando riesci a tornare sarà un piacere fare un po' di rolling in palestra ;)

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