La strada è sempre quella, la gente più o meno pure.
Diverse ore di strada, e partenza con un giorno di anticipo.
L'unica differenza è che ormai eravamo troppi per la macchina, e dobbiamo noleggiare un furgone. Comunque ci siamo. Otto uomini, relative borse e una bilancia. Poco cibo, anzi quasi niente. Avremo modo di mangiare, ma dopo. Partiamo. C'è pathos, inutile negarlo. C'è chi domani sarà campione. Chi uscirà al primo turno. Chi semplicemente ha ballato troppe volte questa danza per scomporsi.
Il viaggio è breve, finisce sempre prima che tu lo immagini. Dormiamo al solito posto. Mangiamo in un posto come tanti altri, non è per il dormire o per il mangiare che siamo qui.
Il mattino dopo arriviamo al Palafijlkam, e iniziano le magie.
Undici ore dopo usciamo. Soddisfatti, felici, contenti. Tutti. C'è chi è diventato campione, e c'è chi è uscito al primo turno, c'è chi è stato qui per l'ennesima volta, quasi a domandarsene il motivo, e c'è chi ha debuttato. Tutti sono contenti. Io sono forse il più contento.
Quei quattro tappeti hanno solo uno scopo: ricordarci perchè passiamo ogni maledetta serata chiusi tra quattro mura in una buia palestra. Per questo, per poter scendere quei cinque minuti su questi tappeti e ricordare a noi stessi chi siamo e cosa facciamo. Siamo alla stregua di chi ha una dipendenza, una volta provata l'adrenalina della gara non ne possiamo più fare a meno, ne vogliamo altra.
Non ti sei ancora raffreddato, devi fare i conti con i danni che ti sei procurato in queste giornate. Si, perché ogni torneo è un massacro. Se ti va bene è una contrattura, un leggero stiramento. Un dito rotto, ed è ancora roba da ridere. Può essere invece qualcosa che ti tenga fermo per un anno, ma non pensi mai che avresti potuto evitarlo, pensi solo ad aggiustarti alla meglio per essere pronto a romperti di nuovo il prima possibile. Perché rivuoi quei meravigliosi cinque minuti di adrenalina.
Gloria? Di vera gloria poca. Poca e per pochi. La maggior parte delle persone sanno che non sono qui per entrare nella leggenda, ma non gliene importa nulla. Perché nessuno toglierà mai loro quei meravigliosi cinque minuti, in cui sono stati dei della guerra.
La Lotta ti insegna tanto, tantissimo. Tu però devi avere le orecchie per sentire quello che ti insegna, non puoi stare passivamente ad aspettare che essa faccia di te un uomo. Devi avere il coraggio di imparare dalla Lotta. Tu ti credi il migliore. La Lotta ti presenta altre persone, migliori di te, più forti. Tu ora puoi dirti che eri stanco, che hai un infortunio, che quel giorno pensavi ad altro. Oppure puoi avere il coraggio di riconoscere che il tuo avversario era migliore. Una volta è facile. Non ci vuole nulla a riconoscere che il proprio maestro è migliore, ci sentiremo arroganti a non farlo, e nemmeno quello ci piace. Due volte si sopporta. Se intorno alla centesima volta, ancora riuscirai a non trovare scuse, allora sei sulla buona strada. Allora forse lasci nel tuo cuore uno spazio in cui può svilupparsi l'umiltà. L'umiltà è la fondamenta del rispetto. Il rispetto è la fondamenta dei rapporti umani, senza di esso non si sarà mai veramente amati.
La Lotta ti insegna anche che arrivano i risultati. Passi un anno ad allenare una tecnica, e non funziona. Poi un giorno, magia, funziona. E prima che tu te ne renda conto è diventato un tuo colpo. Ora puoi dire, sono proprio bravo, un signor lottatore. Oppure puoi dire, sono stato bravo (ad arrivare fin qui): occorre andare avanti. Occorre ripercorrere la stessa strada per ogni altra tecnica.
C'è un trucco in tutto questo, e va svelato. La Lotta è una maestra più generosa verso gli scarsi. Solo a loro infatti, mostra tutte le asprità del mondo in cui viviamo. Bisogna essere davvero scarsi per ottenere gli insegnamenti più preziosi: bisogna arrivare al punto di perdere la speranza e pure andare avanti. Solo loro, gli ultimi tra gli ultimi impareranno il vero valore della persistenza.
Questi sono alcuni degli insegnamenti che la la Lotta può offrire a chi è in grado di recepirli, ma badate bene, non a tutti. Abbiate la forza di ascoltarli.
Insomma, in quella maledetta domenica abbiamo capito una cosa: non è tanto la lotta a renderti una persona migliore, ma ci sono cose che chi non è lottatore non capirà mai.
Concordo in pieno con quello che hai scritto in questo articolo. La lotta nel mio caso kick boxing ti insegna tutto questo, ti alleni un anno per una gara e tutto può finire in un minuto che tu sia bravo o no.. e non te la devi prendere ma pensare alla prossima perchè il vero incontro è la preparazione alla gara per me .. resistere agli allenamenti e persistere.!
RispondiEliminaIvan