"Ma allora accadde qualcosa che lasciò muta ogni bocca e fisso ogni occhio.Nel frattempo il funambolo si era infatti messo all'opera, e avvenne allora la cosa più terribile: vedendo la vittoria imminente del suo rivale cercò di saltare oltre colui che gli sbarrava la strada; ma perdette la testa e la fune, gettò via la pertica e precipitò al suolo come turbine di braccia e gambe. La folla si disperse nel punto dove sarebbe avvenuto l'impatto, ma Zarathustra rimase, e il corpo cadde proprio accanto a lui, spezzato ma non ancora morto. In fin di vita disse il funambolo: "Che fai tu qui, io lo sapevo da un pezzo che il diavolo mi avrebbe fatto lo sgambetto. Ora mi trascina all'inferno, vuoi tu impedirglielo?" "Sul mio onore amico, tutto ciò di cui parli non esiste. Nè diavolo nè inferno. La tua anima sarà morta prima del corpo: non temere, non perdi nulla." L'uomo levò gli occhi parlando con diffidenza disse: "perdendo la vita io dunque non perdo nulla, non valgo più di una bestia a cui è stato insegnato a danzare con percosse e cibo scarso". "Non è così" disse Zarathustra "Hai fatto del pericolo il tuo mestiere, e non c'è nulla di spregievole in questo. Ora perisci del tuo mestiere, e voglio dunque sepellirti con le mie mani." Quando Zarathustra parlò in questo modo il moribondo non disse altro, ma mosse la mano, come a ringraziarlo."
(liberamente adattato da 'Così parlo Zarathustra' di F. Nietzsche)
1987-2011
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